L'editoriale

Bellinzona, la ferrovia e quel legame inscindibile

Il 6 dicembre prossimo si festeggeranno i 150 anni dall’inaugurazione della stazione, ricorrenza appena celebrata dal nodo di Chiasso
Alan Del Don
29.05.2024 06:00

Non è un anno qualunque, quello in corso, per il profondo legame tra la ferrovia e Bellinzona. Il 6 dicembre prossimo si festeggeranno i 150 anni dall’inaugurazione della stazione, ricorrenza appena celebrata dal nodo di Chiasso. Un’opera che all’inizio sembrava quasi un’isola, distaccata dal centro, ma che in pochi decenni ha plasmato un borgo che, allora, contava circa 4.000 abitanti. Quattro anni dopo la Turrita venne scelta quale capitale stabile del Cantone. Nel 1884 si aprì il cantiere per l’edificazione delle Officine FFS. Parallelamente si sviluppò la rete stradale (alcune infrastrutture risalivano addirittura al Medioevo) e si insediarono importanti realtà industriali, come la Birreria Bonzanigo. Arrivarono le tipografie, le assicurazioni, altre imprese.

La città stava crescendo, a livello economico e demografico. Nacque persino un quartiere, quello di San Giovanni. Venne costruito il viale. Forse è solo un caso, ma è singolare che proprio quest’anno verrà dato il primo colpo di piccone per il moderno stabilimento produttivo di Castione. La nuova Officina. Ciò è stato reso possibile - non dimentichiamolo - innanzitutto dallo sciopero degli operai del 2008, che strenuamente si sono battuti contro l’insensato smantellamento del sito deciso dai vertici dell’ex regia federale. Il prossimo luglio Bellinzona entrerà dunque in un’altra dimensione. Quella che, è innegabile, il Municipio auspica quale frutto dell’aggregazione avvenuta sette anni or sono. Una Turrita solida, con un agglomerato forte, per essere non solo la porta del Ticino, ma diventarne una delle sue locomotive trainanti.

L’impianto che verrà messo in esercizio a fine 2027 non è però l’unico progetto ferroviario che cambierà il volto della capitale e della regione. Come il Giano bifronte, che guarda sia al futuro sia al passato, ecco il comparto che sorgerà al posto delle vetuste Officine, a due passi dalla stazione. Una cittadella nella città, con contenuti formativi, amministrativi, culturali, sociali, residenziali, commerciali ed alberghieri nonché legati alla ricerca. E poi la sede della SUPSI e, soprattutto, il Parco dell’innovazione. L’iter, ancora lungo, è stato costellato finora da ricorsi. Uno è ancora pendente al Tribunale amministrativo cantonale, contro il via libera di metà gennaio del Consiglio di Stato alla variante di Piano regolatore approvata dal Legislativo il 4 aprile 2023. Non vogliamo fare i menagrami, ma censure ed opposizioni sono destinati ad accompagnare anche le tappe seguenti di questa iniziativa con pochi eguali in Svizzera.

C’è chi dice no anche riguardo al terzo binario da 200 milioni che comprende inoltre la fermata TiLo in piazza Indipendenza. In questo caso i ricorsi sono stati interposti al Tribunale amministrativo federale e contestano il sì dell’Ufficio federale dei trasporti, giunto quattro mesi fa. Nel frattempo, come abbiamo riferito venerdì scorso, è in pubblicazione la variante dell’area attorno al nodo. Il cui incarto, dopo la consultazione, giungerà sui banchi dei consiglieri comunali.

Tre cantieri imprescindibili per la Bellinzona di domani accomunati da una strada perennemente in salita. È la democrazia (svizzera), bellezza, potremmo dire adeguando all’occorrenza la celebre frase pronunciata da Humphrey Bogart. Il sindaco ed avvocato Mario Branda, nell’intervista concessaci l’11 gennaio, aveva avanzato tre proposte per evitare di veder incagliati, come una nave in secca, alcuni progetti che hanno ottenuto l’avallo politico: circoscrivere il diritto di ricorso ai portatori di interesse legittimo, evitare l’effetto sospensivo e che possano essere evasi dai tribunali entro sei mesi. Utopia?