L'editoriale

Biden e Trump, due leader in crescenti difficoltà

Comunque vada, è chiaro che al presidente degli Stati Uniti toccherà lo scomodo ruolo della cosiddetta anatra zoppa
Osvaldo Migotto
10.11.2022 06:00

Nonostante un’inflazione record che pesa sempre di più sulle condizioni di vita di milioni di americani, e nonostante un presidente, Joe Biden, che dalla sua entrata in carica, nel mese di gennaio del 2021, non ha mai brillato per carisma e oggi è ai minimi storici nei sondaggi, l’ondata rossa (il colore del partito repubblicano) che molti si aspettavano dal voto di Midterm non è arrivata. Il partito del presidente è uscito ridimensionato alla Camera dei rappresentanti, dove ha perso la maggioranza, mentre al Senato, dove erano in palio 35 dei 100 seggi, l’esito del voto ieri appariva ancora in bilico, con i due partiti storici impegnati in un testa a testa in alcuni Stati (vedi articolo a pag. 2).

Comunque vada a finire, è ormai chiaro che a Biden, negli ultimi due anni del suo mandato, toccherà giocare lo scomodo ruolo della cosiddetta anatra zoppa. Sulle sue decisioni future, in particolare nell’ambito della spesa pubblica, dovrà scendere a difficili compromessi con il Grand Old Party (GOP), sia nel caso che solo la Camera passi sotto controllo repubblicano, sia in quello che entrambi i rami del Congresso diventino a guida GOP. Per i democratici, dunque, il voto è andato meno peggio del previsto. Del resto la presidenza Biden era iniziata malissimo con il caotico ritiro delle truppe USA dall’Afghanistan, per non parlare di sfide altrettanto difficili, quale la lotta contro la pandemia di COVID-19. Mentre dallo scorso 24 febbraio l’invasione russa dell’Ucraina e la conseguente impennata dei prezzi degli idrocarburi e di diverse materie prime ha messo i bastoni tra le ruote al piano di rilancio economico che l’inquilino della Casa Bianca aveva avviato con un certo successo nel corso del 2021. Per contro, la recente decisione restrittiva della Corte Suprema sull’aborto ha fornito ai candidati democratici in corsa per il Midterm un valido cavallo di battaglia su cui puntare. Ma ora, come si diceva, con l’avanzata dei repubblicani al Congresso, tutto diventerà più difficile per il presidente eletto a 78 anni, il più anziano della Storia USA, e che, a quanto pare, vorrebbe ripresentarsi per un secondo mandato.

Tuttavia nel corso dei prossimi due anni con ogni probabilità usciranno allo scoperto validi esponenti del partito democratico in grado di offrire un’alternativa credibile per la corsa alla Casa Bianca del 2024. L’ex presidente repubblicano, dal canto suo, martedì ha denunciato presunte anomalie di voto, alimentando i timori di possibili frodi, come aveva già fatto dopo le elezioni presidenziali perse nel novembre 2020. La cosa preoccupante è che circa 200 candidati repubblicani hanno sposato la tesi di Trump sui brogli, infliggendo un nuovo duro colpo alla credibilità del sistema democratico americano.

Ma per il tycoon, sul cui operato pesano ancora inchieste politiche e giudiziarie, il vento in poppa che lo aveva portato alla Casa Bianca nel 2016 potrebbe diventare solo un ricordo. In effetti il successo dei repubblicani nel voto di martedì è stato meno ampio del previsto, anche a causa dei candidati sostenuti da Trump, suoi fedelissimi sostenitori ma in diversi casi con una scarsa preparazione e quindi non in grado di raccogliere la fiducia dell’elettorato repubblicano. A ciò va aggiunto che nel GOP si sta facendo strada il governatore della Florida, Ron DeSantis, che ha battuto con quasi 20 punti di vantaggio il candidato democratico Charlie Crist. DeSantis, come notano alcuni media, rappresenta la strada verso una maggioranza repubblicana nazionale, mentre Trump rappresenta la via verso future delusioni. La crescente popolarità di DeSantis preoccupa il tycoon che lo vede come un potenziale rivale per il voto del 2024. Ma The Donald ha già minacciato DeSantis di rivelare cose spiacevoli sul suo conto; uno stile tutt’altro che democratico.