L'editoriale

Cannes capitale del paese del cinema

Perché seguire il Festival di Cannes, tanto poi i film migliori – o perlomeno quelli premiati – arriveranno presto o tardi anche nelle nostre sale o sulle piattaforme?
Antonio Mariotti
26.05.2023 06:00

Perché seguire il Festival di Cannes, tanto poi i film migliori – o perlomeno quelli premiati – arriveranno presto o tardi anche nelle nostre sale o sulle piattaforme? È una domanda che oggi come oggi, nell’era della comunicazione immediata e digitale, è del tutto lecito porsi. Eppure, da una decina di giorni a questa parte e fino a domani quando saranno assegnate le Palme, sono migliaia gli addetti ai lavori, gli appassionati e i curiosi provenienti dal mondo intero che affollano le sale cinematografiche e le strade della città sulla Costa Azzurra. Tutti lì solo per vedere da vicino una delle tante star che sfilano ogni sera sul tappeto rosso della Croisette, oppure per cercare di intrufolarsi a qualche party esclusivo nei saloni dei grandi alberghi che si affacciano sul mare? No, o almeno non solo. Per qualsiasi amante del cinema questa decina di giorni di maggio rappresenta una sorta di “ritorno a casa”, un’occasione imperdibile per immergersi totalmente in un contesto al tempo stesso fuori e dentro la realtà. La maggior parte dei film in programma sono storie inventate, interpretate da attori più o meno consumati e viste attraverso gli occhi di registi più o meno lucidi; ma tutte – alcune più di altre – ci parlano della vita che viviamo o che vorremmo o non vorremmo vivere. Per un breve periodo, il cinema torna ad essere la più importante lente d’ingrandimento attraverso la quale osservare il mondo. Come lo è stato soprattutto negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso, prima dell’avvento della televisione e, poi, di tutto il resto.

Vedere un film a Cannes, insieme a centinaia di altre persone che spesso reagiscono all’unisono alle emozioni che trasmette il grande schermo, è molto diverso che vederlo in un cinema semi deserto di qualsiasi altra città del mondo. Perché Cannes è l’indiscussa capitale del paese del cinema: la Francia. Si dirà che i francesi si inorgogliscono ad oltranza per l’invenzione dei fratelli Lumière, che si credono non solo i primi ma anche i migliori in questo campo. Bisogna però soprattutto pensare che la Francia è il Paese dove il cinema è materia di studio nel programma del Baccalauréat (la nostra Maturità) e che ciò fa sì che esistano docenti di cinema, vengano pubblicati libri e manuali pensati per gli studenti e che i film di repertorio restaurati vengano diffusi nelle sale e su Dvd quali oggetti di studio. Il cinema è quindi considerato a tutti gli effetti una forma artistica, al pari della pittura, della scultura, della letteratura o della musica. E non solo una semplice forma d’intrattenimento legata in primo luogo a criteri d’ordine commerciale. Un passo in avanti enorme che, da solo, giustifica l’enorme lavoro critico, analitico e filologico che viene svolto dalle cineteche, dalle riviste e dai festival ovunque nel mondo.

Per un appassionato di cinema, assistere alla proiezione di un film nel Grand Théâtre Lumière di Cannes è come, per un appassionato di calcio, vedere una partita allo stadio di Wembley, al Nou Camp di Barcellona o al Maracanà di Rio. Magari il film sarà noioso, o la partita brutta, ma il luogo è troppo ricco di storia per passare in secondo piano, per non essere intrinsecamente legato all’esperienza vissuta.

E di esperienze intense questa 76. edizione del Festival di Cannes ne ha regalate parecchie. Ora tocca alla Giuria prendere le proprie decisioni prima di svelare, domani sera, durante l’ultima cerimonia di un rituale per certi versi assurdo e desueto ma inscalfibile, a chi andranno la Palma d’oro e gli altri ambitissimi riconoscimenti. Vincere un premio a Cannes può cambiare la vita di una persona. Vedere un film a Cannes no di certo, però può regalare quella dose di energia unica che si respira solo nel paese del cinema.