L'editoriale

C'è il timore che il rincaro si fossilizzi a livelli alti

L'inflazione è in fase calante ma resta ancora sostenuta nelle sue componenti «core», con il rischio che le ulteriori strette monetarie attuate dalle banche centrali siano ininfluenti
Generoso Chiaradonna
07.06.2023 06:00

L’inflazione sta calando. In Svizzera a maggio è quasi ritornata (mancano due decimali) all’obiettivo della Banca nazionale ovvero verso la soglia del 2%. Anche in altre aree economiche, Eurozona e Stati Uniti in primis, la tendenza è al ribasso. Nel Vecchio Continente a maggio il rincaro è salito del 6,1% sull’anno, comunque in calo rispetto al mese precedente mentre oltre Atlantico l’inflazione ad aprile è rimasta sotto il 5%. Nel contempo la crescita economica appare tenere botta rispetto ai timori della scorsa estate quando il rincaro era a doppia cifra in molte economie europee spinto soprattutto dai prezzi dell’energia e dalla forte ripresa dei consumi post Covid, tanto che è stato coniugato addirittura un neologismo per identificare quella fase: il «revenge spending» o spesa vendicativa che identifica quei comportamenti d’acquisto collettivi che seguono le grandi crisi politiche, economiche e sociali. In pratica all’uscita da situazioni complicate come è stata la pandemia si spende più del normale, sia per il bisogno di recuperare acquisti rimandati in precedenza, sia come strategia compensativa quasi consolatoria. Il livello dei prezzi nei mesi scorsi è cresciuto anche – ma non solo - spinto da questo fenomeno. Pure le strozzature nella catena del valore globale, leggasi blocco della logistica con conseguente penuria di semilavorati a livello internazionale, hanno contribuito all’aumento dei costi di produzione che si sono poi riverberati sui prezzi finali a carico dei consumatori. Un altro fattore che l’anno scorso ha contribuito non poco alla diminuzione del potere di acquisto delle famiglie è stato l’aumento dei costi energetici (petrolio e gas) acuito dall’invasione russa dell’Ucraina. Il prezzo del barile di greggio, per esempio, arrivò a superare i 113 dollari all’inizio della scorsa estate. Ora siamo a circa 72 dollari, lo stesso livello di prezzo di prima della guerra in Ucraina. Anche il gas metano in Europa aveva raggiunto altezze mai conosciute prima. In questi giorni il valore dei contratti future sul gas naturale con consegna a luglio è del 73% in meno (2,24 dollari) rispetto a solo un anno fa (9 dollari). Questi fattori hanno certamente contribuito a rallentare la corsa dell’inflazione. A questo bisogna anche aggiungere la pigiata decisa sull’acceleratore dei tassi d’interesse da parte delle principali banche centrali che ha contribuito a moderare le aspettative inflazionistiche – via aumento del costo del denaro – da parte degli attori economici. A costi di finanziamento crescenti - così dicono i manuali di macroeconomica - la tendenza di imprese e famiglie è quella di rinviare le decisioni di investimento con la conseguenza di rallentare la dinamica economica.

Ma una politica monetaria più restrittiva può poco contro l’aumento dei premi di cassa malattia, per citare una spesa obbligatoria molto nota in Svizzera e che aumenta indipendentemente dalla congiuntura economica o dal livello dei tassi d’interesse. Oppure contro l’aumento dei prezzi amministrati per usufruire dei servizi pubblici. Sono due ambiti di competenza del governo in senso ampio e che appesantiscono il bilancio delle famiglie in modo molto più profondo del dato statistico sull’inflazione.

Nelle prossime due settimane Fed (già mercoledì), BCE e BNS (tutte e due il 22 giugno) decideranno di dare un altro giro di vite alla politica monetaria aumentando i rispettivi tassi d’interesse di riferimento nel tentativo di riportare sotto controllo l’inflazione nella famosa forchetta tra lo zero e il 2%. A preoccupare i governatori è però il cosiddetto zoccolo duro dell’inflazione. È il tasso depurato dalla variazione dei prezzi di energia e dei prodotti alimentari freschi. Questo dato non sta diminuendo quanto atteso. Il rischio è che l’inflazione si fossilizzi a questo livello e che solo una recessione, ufficialmente non auspicata, potrebbe scalfire.