L'editoriale

Che anno sarà per Lugano? Dipende

La febbre elettorale dovrà passare in fretta: sono tante e complesse le sfide sul tavolo del Municipio
Giuliano Gasperi
04.01.2024 06:00

Una municipale uscente lasciata fuori dalla lista con tutte le incognite del caso, una dirompente outsider pronta a far saltare gli equilibri a sinistra e non solo, un peso massimo della politica nazionale che scende in campo nella sua città. Ve l’avevamo detto: alle comunali del prossimo aprile, a Lugano, ci sarà da divertirsi. Una volta svanita la febbre elettorale, tuttavia, chi avrà conquistato o mantenuto una poltrona in Municipio dovrà presto chinarsi sui dossier che si troverà sulla scrivania, e lo stesso, da una prospettiva diversa, sarà chiamato a fare chi sederà in Consiglio comunale. Il lavoro non mancherà: i temi sono tanti e complessi.

Partiamo da un progetto diventato ormai un classico, quando si parla di grandi opere: il polo congressuale al Campo Marzio. Municipio e Consiglio comunale si sono trovati d’accordo sulla procedura da seguire – prima i contenuti, poi il patto con i privati – e questo consenso rende più solide le fondamenta del progetto. Resta da capire come la nuova impostazione influirà sui tempi di realizzazione e anche quale impatto avranno le future scelte sui costi finali. Meno concessioni edilizie verranno fatte agli investitori, più salata sarà la fattura per l’ente pubblico. E viceversa.

Parlando di accordi con i privati finiamo inevitabilmente a Cornaredo, dove proseguono gli scavi per la realizzazione del nuovo stadio. Qui la battaglia politica è stata già combattuta, e il Municipio l’ha vinta soffrendo, ma ci sono ancora dei tasselli da sistemare. Il più problematico riguarda via Stadio, la cui realizzazione è sotto ricorso. Anche se Lugano ha già pronto un piano di riserva – l’espressione «piano B» appartiene ormai alle criptovalute e alla tecnologia blockchain – logisticamente la situazione rimane complicata.

Si può dire lo stesso delle finanze cittadine. Lugano è entrata in una nuova stagione di risparmi e il Municipio sta facendo delle scelte fra quali opere realizzare subito e quali invece far attendere, con i conseguenti e inevitabili mal di pancia. Del resto, quest'anno, la Città prevede di spendere 11 milioni – pensate a quante opere si potrebbero realizzare – solo per pagare gli interessi passivi generati dal suo debito verso terzi. Tecnicismi di stretta competenza della Divisione finanze? Non proprio.

Si trova nella stessa situazione chi sta restituendo con fatica gli aiuti stanziati dalla Confederazione per le aziende – a un tasso d’interesse che inizialmente era zero e poi è stato «adeguato al mercato» – durante la fase più acuta della pandemia. Oppure chi, per far quadrare i conti a fine mese, ha chiesto e sta ripagando un credito privato a una delle tante società attive nel settore, che ovviamente non lavorano gratis. In questo senso, le misure per sostenere le fasce di popolazione più in difficoltà – penalizzate fra le varie cose dall’aumento dei premi delle casse malati, seguito dalla disgraziata proposta del Consiglio di Stato di ridurre, causa risparmi, il numero delle persone che beneficeranno degli aiuti al pagamento dei citati premi – sono un tema sempre attuale a Lugano.

A proposito di attualità: la tensione con gli autogestiti sembra destinata a tenere banco anche quest’anno, soprattutto perché il margine per un dialogo fra la Città e gli autonomi, dopo le ultime occupazioni, si è ormai ridotto allo zero. Probabilmente non vedremo un dibattito in Consiglio comunale sulla proposta di una nuova sede del centro sociale e sulla relativa convenzione. Avrebbero stravinto i contrari? Può essere. Tuttavia, per ambedue le parti, sarebbe stato meglio fallire così, concludendo un percorso, piuttosto che uscire di strada alla prima curva. Ma questa è soltanto teoria. La realtà dice che «tutto dipende», come cantavano i Jarabe de Palo. E che ad aprile ci sono le elezioni.

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