L'editoriale

Da Berna un chiaro segnale alla SSR

Con la presa di posizione del Consiglio federale entra nel vivo il dibattito sull’iniziativa «200 franchi bastano!»
Paride Pelli
20.06.2024 06:00

Con la presa di posizione del Consiglio federale entra nel vivo il dibattito sull’iniziativa «200 franchi bastano!», che ha come obiettivo una drastica riduzione dell’attuale canone radiotelevisivo della SSR. In sostanza anche i sette saggi, pur raccomandando al Parlamento di respingere l’iniziativa, giudicata «eccessiva», ritengono che un alleggerimento finanziario per le economie domestiche e le imprese debba comunque aver luogo e ieri - questa la vera novità - hanno definito la tabella di marcia per raggiungerlo. Il percorso sarà lungo e complicato, e soggetto a molte incognite, ma la strada è tracciata. Vediamo alcuni punti fermi. Intanto, nella seduta di ieri, il Consiglio federale ha messo in sicurezza l’attuale concessione della SSR, che scadeva alla fine di quest’anno e che è stata prorogata fino a fine 2028. Questo, fa sapere Berna, permetterà alla SSR di «prepararsi alle sfide future». Un giro di frase diplomatico, quasi un eufemismo, per dire che sarà difficile per la radiotelevisione pubblica continuare a incassare gli attuali 335 franchi (importo che per i prossimi due anni resterà comunque invariato). La successiva concessione verrà elaborata solo dopo il voto sull’iniziativa, verificando le risorse disponibili e orientando il mandato «alle nuove abitudini di fruizione del pubblico». Anche qui, le parole del Governo sono spia della presa di consapevolezza di un cambiamento inevitabile e di una procrastinazione impossibile. Secondo punto. Certamente l’iniziativa non verrà ritirata, anzi verrà dispiegata in tutta la sua potenza politica. Ad oggi, la maggioranza dei Cantoni è favorevole alla riduzione del canone secondo l’ordinanza del Consiglio federale, considera gestibili le minori entrate per la SSR e accettabili le riduzioni rispetto all’offerta attuale. Anche numerose associazioni mantello nazionali dei Comuni, delle città e delle regioni di montagna sono d’accordo, così come le associazioni dell’economia. Il dibattito sarà dunque sempre più acceso e trasversale, sia sull’iniziativa sia sulle proposte alternative, cioè una riduzione graduale del canone per le economie domestiche, con uno scalino intermedio a 312 franchi dal 2027 e un approdo definitivo a 300 franchi dal 2029. Anche per le imprese è stato proposto un aumento del limite per il pagamento della ex Billag, ora Serafe. Piccoli passi pieni di doverosa cautela, ma la direzione politica è chiara. Terzo punto. Dipende da come si svilupperà il dibattito in Parlamento e nella società civile, ma non è remota la possibilità che si vada a votare, alla fine, sia sull’iniziativa - ça va sans dire - sia su un eventuale controprogetto, avallato, naturalmente, da entrambe le Camere. La strada anche qui appare in salita (l’UDC è schierata in blocco a favore dei 200 franchi, così come diversi esponenti dei partiti borghesi, e non è loro interesse fare retromarcia) ma il progredire del dibattito civile e politico, e dei sondaggi, potrebbe portare di fatto a una soluzione di compromesso, se lo scontro dovesse alla fine risultare eccessivamente polarizzato, col rischio che l’iniziativa più estrema non passi. Non è inoltre detto che si finisca per votare già nel 2026, perché il dibattito sarà lungo e difficilmente arriverà ad una fumata bianca in poche sessioni.

Per concludere, una riflessione. Dai risultati della consultazione svolta da Berna, si evince ancora una volta come il mondo dei media, pubblici e privati, stia attraversando un cambiamento epocale, insieme a tutta la società. Stanno mutando molte modalità di fruizione delle notizie e della cultura. È un processo che va affrontato senza isteria, con grande cura e attenzione da parte della politica e di tutti i cittadini, poiché riguarda aziende su cui è incardinata la democrazia così come la conosciamo e così come riteniamo di volerla in futuro.