L'editoriale

È arrivato il momento di voltare pagina

Altro che scherzi, qui si fa sul serio, e detto tra noi non ne vedevamo l'ora
Paride Pelli
31.03.2022 06:00

Altro che scherzi, qui si fa sul serio, e detto tra noi non ne vedevamo l’ora. Questo 1. aprile 2022 è una data che incideremo a fuoco nella nostra memoria, personale e collettiva, perché segna in modo definitivo e si spera irreversibile l'uscita da un incubo durato oltre due anni. Da domani la nostra vita tornerà alla tanto agognata normalità pre-pandemica, grazie alla decisione da parte di Berna di revocare le residue restrizioni ancora vigenti per arginare quel COVID-19 che ha seminato morte in tutto il mondo, senza eccezione per il nostro Paese e per il nostro cantone. Dallo scatenarsi del flagello a Wuhan fino alle ansie delle ultime festività natalizie, attenuatesi solo verso la metà di febbraio, sono stati due anni abbondanti di paure ancora più incontenibili dello stesso virus e di drammi umani.

Anziani, tanti, e giovani, meno, ma sempre troppi, hanno pagato con la vita il contagio di un virus che rimane, da più punti di vista, misterioso e indecifrabile. Tra silenzi, omissioni di informazioni e conflitti di interesse, infatti, risalire all'origine del SARS-CoV-2 risulta ancor oggi impossibile, tra fantasiose tesi complottiste ed evitabili censure che allontanano la verità sul virus che sta dietro alla peggior pandemia del XXI secolo e che ha segnato le nostre vite. Ma se il mondo scientifico e si spera anche le istituzioni dovranno continuare a indagare e chiarire quanto avvenuto – per scongiurare altri repentini disastri sanitari, economici e sociali – per i cittadini si tratta soprattutto di guardare avanti, di lasciarsi alle spalle, ora che si può e si deve, una lunga e dolorosa parentesi.

Il mondo, senza tutte queste restrizioni delle libertà alle quali ci siamo obtorto collo abituati e che da domani, sembra davvero incredibile, spariranno, sarà senz'altro migliore, un luogo più aperto, caloroso e meno ingessato, dove una stretta di mano o un abbraccio non saranno più guardati con sospetto e una cena tra amici non potrà più essere considerata un attentato alla salute dei commensali. Fermo restando che il virus continuerà a circolare, da noi come altrove: non dimentichiamoci che negli ultimi giorni la Cina ha attuato il più grande lockdown su una singola città, Shanghai, dallo scoppio della pandemia. È in questo variegato contesto globale che si torna, qui in Svizzera, alla situazione di normalità. La responsabilità di adottare provvedimenti per proteggere la salute pubblica sarà di nuovo e in primo luogo dei Cantoni, in nome di un federalismo rientrato pienamente in vigore, e fino alla primavera del 2023, ha ribadito Alain Berset, il ministro della sanità sempre in prima linea in questi 25 mesi di emergenza, è richiesto di mantenere alti il livello di vigilanza e la capacità di reazione. Insomma, è finita, ma facciamo tesoro di quanto appreso. E ringraziamo i vaccini: dobbiamo a loro il fatto che, nonostante un recente aumento dei contagi, non si stia registrando un significativo aumento dei pazienti COVID nei reparti ospedalieri di terapia intensiva.

È dunque arrivato il momento di voltare pagina con decisione e di pensare ad altro. Sebbene non sia possibile prevedere come si evolverà la diffusione del virus, è probabile, come è stato spiegato da più parti, che esso tenderà a diventare endemico, cioè parte della nostra quotidianità. Con una sola certezza: rispetto agli ultimi due anni, da domani le nostre vite saranno migliori. E non di poco.

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