FC Lugano, se l'ultimo trampolino verso l'AIL Arena passa anche dal successo

Forse è ancora presto. Forse, invece, c’è chi ha già iniziato a rifletterci, alternando sospiri e sorrisi. Lungo la stagione 2025-26, d’altronde, salire gli scalini consumati della vecchia tribuna principale, far risuonare quelli in acciaio delle curve provvisorie o ancora godersi la libertà degli spalti a fianco dell’osteria, alimenterà una sorta di rito a Cornaredo. Un rito del distacco. No, non è un’annata come le altre quella che attende il Football Club Lugano. E, di riflesso, non lo sarà per i suoi tifosi, tutt’ora incastrati in un limbo che non separa l’inferno dal paradiso, ma la storia – con i suoi snodi più o meno gloriosi – e il progresso.
Progredire, progredire e ancora progredire. L’ambizione, in casa bianconera, si è fatta verbo grazie all’avvento, alle disponibilità e agli uomini di Joe Mansueto. L’assist dei cittadini ha fatto il resto e, così, tra dodici mesi la società – e non solo quella calcistica – conoscerà uno sviluppo radicale e si spera positivo. Serve però un ultimo trampolino. Serve un’altra, cruciale opera di convincimento. Servono emozioni e tentazioni. Volendo delineare lo scenario migliore, servirebbe persino il successo. E allora, non ce ne voglia chi amministra il club con intraprendenza e meticolosità, è al campo che bisogna guardare una volta di più. Alla squadra allenata da Mattia Croci-Torti.
Il dato relativo ai nuovi abbonamenti venduti, per quanto parziale, è indicativo. Si poteva in effetti ipotizzare che il diritto di prelazione per i posti del futuro impianto, garantito dal club a chi sottoscriveva una tessera per il 25-26, avrebbe incrementato già oggi la quota di fedelissimi. Macché. I metri conclusivi dello scorso campionato, d’altronde, hanno prodotto mugugni e non pochi inciampi. Effetti collaterali indesiderati, anche. Non a caso, in sede di bilancio, tecnico e dirigenti avevano evocato un’«analisi aggressiva» per circoscrivere e se possibile estirpare decisioni e comportamenti controproducenti. I prossimi mesi, va da sé, chiariranno in che misura sono stati fatti i compiti. Di certo si è agito, si è provato e si proverà a correggere. A progredire, di nuovo. Ottenere delle risposte rassicuranti entro la fine d’agosto, tuttavia, non sarà scontato. Anzi. Il cammino europeo, che scatta domani nel pantano dei preliminari, potrebbe per esempio rivelarsi un vicolo cieco. Benefico ai fini del campionato e, paradossalmente, dell’avvicinamento all’AIL Arena? Non è da escludere. Le prime uscite in Super League, ad ogni modo, non diraderanno forzatamente le nubi che in primavera avevano oscurato sia il Crus, sia i suoi giocatori.
Il fatto che a ripartire, contro il Cluj, saranno molto probabilmente undici interpreti noti suggerisce la complessità del processo in corso. Ciò nonostante, chi siede in panchina non smette e non teme di alzare la visiera del cappellino, aspirando al vertice. Aspirando a una crescita che passa dalle classifiche prima che dalle infrastrutture. Allenatore e dirigenza, in questo senso, non hanno perso l’occasione di smarcarsi l’uno dall’altra. «Cominciamo a puntare ai primi sei posti» hanno precisato il CEO Martin Blaser e il responsabile dell’area sportiva Sebastian Pelzer a poche ore dal fischio d’inizio. «Sì, ma sono convinto che possiamo mettere pressione a Basilea e Young Boys» ha aggiunto Croci-Torti, correggendo lievemente la mira e al contempo riconoscendo come la variabile Europa potrebbe destabilizzare ancora. È il gioco delle parti e, francamente, non stupisce nemmeno più.
A contare, piuttosto, sono e saranno le mosse sul mercato. Azioni che, sin qui, non possono non essere ritenute accondiscendenti rispetto ai desideri dello staff tecnico. A differenza di un’estate fa, quando a Cornaredo sbarcarono solo profili di 25 anni o meno, si è accettato d’investire anche su esperienza e personalità. Il che dovrebbe togliere un pizzico di pressione dalle spalle di determinati elementi, ma aggiungerne parecchia su altri. In primis Croci-Torti, la cui fame di carisma è per l’appunto stata accontentata con gli arrivi di Alioski, Behrens e in parte pure Kendouci. A sentirsi chiamati in causa e pungolati, però, dovranno essere pure i senatori in carica, da Steffen a Bottani, passando per Doumbia e Grgic. Il tempo di nascondersi è finito. Perché sul rettangolo verde e a ridosso del Cassarate, no, non sarà un’annata come le altre.