Gas russo, giochiamo d'anticipo per salvarci

Putin è furioso con l’Occidente; quella che avrebbe dovuto essere una guerra lampo destinata ad abbattere il Governo ucraino del presidente Zelensky, per instaurare un Esecutivo fantoccio fedele a Mosca, con il passare dei mesi ha assunto le connotazioni di un conflitto senza chiari vincitori. Le truppe d’invasione agli ordini di Putin hanno sì conquistato circa un quinto del territorio ucraino, ma sul fronte opposto si continua a contrastare con determinazione l’avanzata del nemico e, in alcune zone, l’esercito di Kiev ha avviato anche delle controffensive.
La resistenza ucraina, ovviamente, è stata resa possibile dai consistenti finanziamenti e dalle importanti forniture militari assicurate dai Paesi occidentali al Governo di Kiev. Proprio negli scorsi giorni, ad esempio, è stata confermata la consegna all’esercito ucraino dei primi panzer Leopard inviati da Berlino. Il prolungamento della guerra sta causando perdite umane e devastazioni spaventose in Ucraina, ma anche Mosca sta subendo pesanti contraccolpi, sia sul fronte militare sia su quello economico. Ecco allora che Putin cerca di dividere il fronte europeo ricorrendo al ricatto energetico. Un’arma strategica che il Cremlino ha già usato nei mesi passati per punire i Paesi che sostengono Kiev con maggiore determinazione. Ora, con la scusa del mancato arrivo in Russia, a causa delle sanzioni occidentali, di una turbina del gasdotto Nord Stream inviata in Canada per una riparazione, Mosca ha ridotto ai minimi termini il flusso di gas diretto verso l’Europa. Di fronte alla volontà, espressa più volte dall’UE, di ridurre progressivamente la dipendenza energetica nei confronti della Russia, il Cremlino ha giocato d’anticipo, riducendo ulteriormente le sue esportazioni di metano verso l’Europa.
Ieri i ministri dell’Energia dei Ventisette, in una riunione straordinaria, hanno deciso una serie di misure di risparmio riguardanti il gas, per evitare di trovarsi con pericolose carenze energetiche nel prossimo inverno quando, alle richieste di gas del mondo industriale, si aggiungeranno quelle della popolazione per riscaldare le abitazioni. Trovare un’intesa su un taglio lineare del 15% dei consumi di gas in ogni Paese UE, come aveva chiesto la Commissione, non è stato facile e sono state concesse diverse deroghe ad alcuni Stati (si veda l’articolo a pag. 3). Alla fine però il Consiglio straordinario Energia ha approvato il piano di emergenza sul gas, con la sola opposizione di Budapest.
Basteranno le misure decise a Bruxelles per evitare brutte sorprese ai Ventisette nel corso dell’inverno? E in Svizzera a che rischi andiamo incontro in ambito energetico? Stiamo vivendo un’epoca caratterizzata da sfide epocali: dalla pandemia di coronavirus al ritorno della guerra in Europa. Ora si prospetta una possibile emergenza energetica; i rischi sono notevoli, ma non ha senso farsi prendere dal panico, come ha sottolineato Michael Frank, direttore dell’Associazione delle aziende elettriche svizzere, nell’intervista che ha concesso la scorsa settimana al CdT. Bisogna però giocare d’anticipo per contenere al massimo i danni economici e sociali che una carenza energetica potrebbe causare. I cittadini, ma anche le aziende, possono iniziare da subito a ridurre i propri consumi di elettricità, che in Europa è prodotta anche da centrali a gas. Durante l’estate si può ad esempio evitare di abbassare troppo la temperatura degli impianti di aria condizionata, o usare l’acqua fredda per la doccia. A livello governativo sarebbe invece auspicabile stimolare ulteriormente lo sviluppo e l’uso delle energie rinnovabili e l’aumento delle riserve idroelettriche. Abbreviare le procedure per la realizzazione di nuovi impianti idroelettrici e eolici contribuirebbe inoltre a rendere più rapida la risposta alla probabile crisi energetica.
Prima ci si muove più alta sarà la possibilità di contenere al minimo l’impatto negativo dei tagli alle esportazioni di gas russo. Alcuni Paesi europei si stanno già muovendo per contenere i consumi energetici. In Francia, ad esempio, dove ieri il prezzo dell'energia elettrica ha toccato il suo massimo storico con 495 euro per megawattora, la premier Élisabeth Borne ha chiesto alle amministrazioni pubbliche un comportamento esemplare nella riduzione delle spese energetiche, mentre nel corso del mese d’agosto dovrebbero essere adottati due decreti per generalizzare il divieto di pubblicità luminosa in tutte le città nelle ore notturne. Piccoli passi nella giusta direzione, ma ci vorrà molto di più per far fronte alla guerra energetica lanciata da Vladimir Putin contro l’Europa.