L'editoriale

Gazzarra ordinaria e uova frantumate

Dall'arrocco in forma light alla seduta straordinaria: i protagonisti, i sostenitori e alcuni effetti inattesi
Gianni Righinetti
21.07.2025 06:00

Considerare «utile» o «inutile» un oggetto o un’azione rientra nella sfera della soggettività, al punto che disquisire per fare cambiare idea a chi la pensa in maniera opposta è tempo perso. Chi è convinto, o interessato, non ribalterà mai il suo pensiero. È un po’ il caso dell’arrocco avallato nella forma soft, al quale è stato dato luce verde dal collegio governativo, per «quieto vivere». Adottato dal Consiglio di Stato come ultima, e tremenda, fatica prima delle ferie politiche. Non intendiamo tentare di fare cambiare opinione a chi non crede, come siamo convinti noi, che si tratti di una mossa scellerata che cela verità politicamente inconfessabili. Ma il tempo è galantuomo e il non senso di tutto quanto verrà a galla man mano a partire da settembre, quando si passerà all’azione dello scambio parziale dei dipartimenti tra la coppia Gobbi-Zali. Una mossa che oggi non è più solo ed esclusivo «affar loro», ma di tutto il Governo che ha deciso di esserne complice e al quale toccherà l’accompagnamento, il monitoraggio dell’assurdo, kafkiano e provvisorio nuovo stato delle cose politiche. Il tutto con un preventivo in gestazione e il sogno ormai evaporato della «legislatura del fare». E, ciliegina sulla torta, va ricordato che a fine settembre i cittadini saranno chiamati a votare su due importanti e insidiose, iniziative che valgono una carriola di milioni. Inserire fantasiose e inutili «distrazioni» è irresponsabile. Ma stiamo diventando noiosi e ridondanti, in queste settimane sarebbe buona cosa dare un po’ di tregua al lettore che meriterebbe semplice e genuino relax estivo. Però ci sono questioni che non si possono sottacere solo per quieto vivere. Il Gran Consiglio il 25 agosto, prima ancora della ripresa delle scuole, sarà chiamato a un’adunata straordinaria di gazzarra ordinaria per discutere dell’arrocco e di tutti i suoi tentacoli di questa nuova forma di piovra con ministri ad invadere confusamente il terreno altrui, ma nello stesso tempo mantenendo il dipartimento proprio, oppure concedendo magari al collega delle Divisioni amministrative, ma conservando gelosamente uno o più dossier che reputa «incedibile». È proprio vero che la politica è l’arte che rende finanche possibile ciò che la mente, seppur cocciuta e testarda, ma in primis la ragione, reputano impossibile. Si diceva di quella seduta che, a causa dei lavori in corso a Palazzo delle Orsoline, si terrà al Palazzo dei congressi di Lugano. L’aula del Parlamento è inagibile perché l’affresco, un’opera neobarocca che rappresenta l’allegoria della giovane Repubblica e il motto «Tutti per uno, uno per tutti», realizzato da Adelchi Maina nel 1899, è in fase di restauro a causa del distaccamento di frammenti dal soffitto. Intanto quel motto, profondo, generoso e solidale, è invero passato di moda da tempo. Oggi vale un meno istituzionale «Tutti in ordine sparso, tutti a badare ai propri interessi». Non ci scandalizziamo per la spesa supplementare generata dalla soluzione logistica luganese, la democrazia richiede anche l’investimento di qualche franco, semmai riteniamo peccato che, al pari dell’affresco, non si possa sottoporre la politica stessa a un profondo restauro. Ne avrebbe maledettamente bisogno. Ciò detto, sulla base dell’euforia, va corretto in base al perverso meccanismo che i politici finirebbero per mettere in moto: magari occorrerebbe un audit, un gruppo di lavoro, coinvolgendo, in sostanza, magari gli stessi politici nella proporzione partitica corretta. Perché occorre sempre fare così in Ticino, altrimenti, apriti cielo. Meglio, pertanto, neppure pensarci. E allora, tra poco più di un mese, volenti o nolenti, tutti a dare vita a questa «invenzione democratica» che risponde al nome di «seduta straordinaria» accompagnata da chissà quali aspettative e tanta disillusione. La convocazione con oltre 30 adesioni, da una parte è il risultato di una mossa troppo clamorosa per essere ignorata, della frammentazione parlamentare con i «partitini» euforici all’idea di picconare i grandi e i loro rappresentanti, ma è anche la dimostrazione di quanto gli esponenti del lillipuziano Movimento per il socialismo, grazie a una miscela di abilità propria e incapacità frammista a paura di cadere nell’impopolarità da parte dei partiti di Governo o di alcuni suoi esponenti, pecchino puntualmente in quanto a senso della misura. Questa non è di certo una loro virtù. A dire no, ma per motivi di tornaconto di bottega, è la Lega che, scenograficamente, ha annunciato una possibile diserzione. Ipotesi poco onorevole invero. I leghisti, straconvinti della genialità dell’arrocco sarebbero pronti ad abbandonare i propri due condottieri governativi in mezzo alla tempesta? Intanto se la ridono perché, in questo momento, ad incagliarsi sono altri, chiamati a spiegare e illustrare. Ma attenzione a non gongolare troppo, perché se è vero che il Governo ha cucinato la frittata, il gotha leghista (e alcuni qualificati suggeritori) hanno frantumato le uova.