L'editoriale

Gli uomini, la donna e gli scenari di domani

La campagna elettorale prende il volo ed è tempo di interrogarsi sul Consiglio di Stato di domani: il ritorno di una rappresentante femminile e la ripartizione dei dipartimenti
Gianni Righinetti
09.01.2023 06:00

Alle elezioni cantonali del prossimo aprile manca un’ottantina di lunghe notti. Intanto negli ultimi quindici giorni partiti e candidati hanno ricaricato le batterie e al termine di questa settimana scenderanno in campo diverse forze politiche: il PLR, il PS e i Verdi. Ma anche l’UDC che ha deciso di ingolosire i suoi con una risottata e luganiga dal perfetto stile leghista, sottolineando che alla festa sarà presente anche Norman Gobbi. A volte basta un buon piatto e un nome sbandierato ai quattro venti per indicare chiaramente le proprie intenzioni. La compagine di Piero Marchesi si prepara per lanciarsi all’arrembaggio del vascello leghista con l’obiettivo di buttare a mare Claudio Zali. Lega e UDC sono alleati sulla carta ma avversari nella corsa. La baldanza in questa fase è molta, ma attenzione alle illusioni: la storia insegna che per spodestare un consigliere di Stato in carica (come avvenuto con Marina Masoni nel 2007 e Paolo Beltraminelli nel 2019) occorre almeno una serie di condizioni cumulative: un problema «oggettivo» per chi è in sella e tensioni tra l’interessato e il vertice della sua forza di riferimento. Zali non risponde «presente» a nessuno dei due criteri indicati. In apparenza si trova in una botte di ferro e con Boris Bignasca quale terzo candidato di via Monte Boglia in corsa, sembra essersi garantito una sorta di airbag per frenare Marchesi. I giochi, in ogni caso, rimangono aperti e il dualismo tra Marchesi e Zali, oggi giocato a distanza, prima o poi genererà scintille.

Detto delle variabili a destra dello scacchiere politico, veniamo a quella che va considerata una certezza sul fronte a sinistra. L’entrata in Governo della socialista Marina Carobbio che nella compagine governativa produrrà alcuni effetti. Il primo, e degno di nota, è il ritorno di una donna nel Consiglio di Stato. Carobbio sarà la quarta della storia, dopo Marina Masoni (PLR 1995), Patrizia Pesenti (PS 1999) e Laura Sadis (PLR 2007). Dal 2015, con la rinuncia di Sadis l’Esecutivo è integralmente a trazione maschile. Gli ultimi otto anni sono stati contraddistinti da una conduzione collegiale dei dossier della politica, senza grossi strappi, poche le votazioni per contarsi e mai messe in piazza. Eppure nella compagine c’era anche un socialista puro e duro come Manuele Bertoli, ma lui e gli altri sono sempre riusciti a trovare dei compromessi che talvolta hanno creato al socialista qualche grattacapo sul piano interno. L’impressione è che Bertoli, uomo molto intelligente ma testardo, abbia saputo tessere un rapporto persino di amicizia con i colleghi. E ora torna una donna, marcatamente progressista nell’era in cui il genere femminile sollecita ogni genere di parità. Carobbio, donna dalla grande esperienza politica, determinata è femminista convinta e che si troverà oggettivamente in minoranza. Sarà un nuovo inizio per lei ma anche per il collegio, chiamato (comunque andrà la partita a destra) a costruire nuovi equilibri, nuove dinamiche. Gli scenari del Governo di domani verranno costruiti nella settimana immediatamente successiva all’elezione, giorni che ci porteranno alla Pasqua. E nell’Esecutivo sarà rinascita o continuità? Alla memoria torna la prima seduta del Consiglio di Stato del 2011 sull’onda dello tsunami del raddoppio leghista (con Marco Borradori e Norman Gobbi), a svantaggio del PLR. Ma contraddistinta anche dell’entrata in carica di 3 nuovi consiglieri su 5 (oltre a Gobbi, Paolo Beltraminelli e Bertoli). Fu una seduta fiume e molto accesa, ma alla fine non vi fu uno stravolgimento, dato che Borradori (Territorio) e Sadis (Finanze) rimasero al loro posto. La Scuola, storicamente del PLR, passò nelle mani del PS, la Socialità dalla sinistra all’allora PPD. Il prossimo aprile, se non ci saranno sorpassi a destra, si libererà solo la sedia di Bertoli al DECS. Ma quel dipartimento, se possibile, Carobbio lo schiverebbe volentieri. I 12 anni di direzione di Bertoli non hanno portato a grandi realizzazioni (eufemismo), generando per contro molti problemi e rapporti tesi, specie con il mondo dell’insegnamento, tendenzialmente schierato a sinistra. Il profilo di Carobbio, medico di professione, è più consono ai temi sociali, quelli dei quali si occupa da anni come parlamentare a Berna. Ma la variabile DSS dipende dal titolare Raffaele De Rosa che avrà esclusivamente l’ultima parola sul suo futuro alla Socialità. Qualche timido segnale di un possibile cambiamento lo ha lanciato, quantomeno la porta sembra ancora aperta, ma ad oggi sono solo speculazioni. Detto che non si vede un cambiamento per Christian Vitta (Finanze) e che difficilmente i due leghisti (all’ultima legislatura?) si rilancerebbero altrove, De Rosa ha in mano il suo destino. E a proposito di Scuola vedremo (se del caso) se l’ancestrale tabù cantonticinese non tornerà in auge con quel «giammai la Scuola al PPD!».