I compiti a casa della SSR prima del voto

Il programma di riorganizzazione della SSR prevede ben 270 milioni di franchi di risparmi entro il 2029 ed è stato chiamato «Enavant». Gran parte dei tagli sono da effettuare entro il 2027, anche perché incombe la votazione sull’iniziativa «200 franchi bastano!», prevista già a marzo 2026, in pratica neanche a metà del guado del consistente piano che toccherà risorse e posizioni fino al 17% del budget del colosso pubblico. Da qui alle urne, c’è da scommetterci, si parlerà molto di «Enavant». È d’altronde nell’interesse della stessa SSR far sapere di stare svolgendo al meglio i «compiti a casa» per prepararsi a quella che sarà una battaglia senza esclusioni di colpi. Con quali tempistiche e modalità procederà il piano, e quanto sarà doloroso sul tessuto sociale e sui servizi offerti, lo sapremo solo vivendo, ma intanto ci sembra di poter cogliere, da parte della SSR guidata dalla nuova direttrice Susanne Wille, un deciso cambio di passo.
Da «Enavant», insomma, indietro non si tornerà. La SSR non cambierà la sua identità politica e infrastrutturale, indispensabile per mantenere coesa la Confederazione, ma nel prossimo decennio presenterà non pochi tratti inediti. Qualcosa perderà, qualcosa guadagnerà, soprattutto - si spera - agli occhi delle nuove generazioni di fruitori dell’informazione e dell’intrattenimento. Come tutte le aziende mediatiche alle prese con tagli e risparmi, la SSR dovrà fare di necessità virtù. È finita un’epoca, ça va sans dire. E anche un peculiare «atteggiamento» del servizio pubblico. Con le direzioni precedenti, nonostante i buoni propositi, la SSR aveva ancora una postura critica e di resistenza passiva verso gli inevitabili tagli di cui oggi sembra aver preso piena coscienza. L’arrivo di Wille ha sparigliato positivamente le carte dando il «la» a un cambiamento culturale indispensabile. Lo strumento principe per attuare «Enavant» è sul tavolo fin da oggi: è la vecchia ma non di rado efficace idea di centralizzazione. Le unità regionali della SSR, che hanno goduto di molta indipendenza, a volte fin troppa, verranno condotte sotto un’unica linea di gestione comune e molti «doppioni» nella produzione dei contenuti e nei servizi verranno via via eliminati. Come soluzione, sembra l’uovo di Colombo, ma fin qui, alla SSR, non era stata presa in considerazione, se non in modo accessorio.
Si poteva forse optare per una più futuristica e più elvetica idea che lavorasse sui processi aziendali, lasciando ad ogni regione una virtuosa autonomia, ma a Berna devono aver pensato diversamente, anche perché il tempo stringe. Se venisse approvata l’iniziativa al voto nel 2026, il canone scenderebbe da 335 franchi annui a 200. I tagli da effettuare sarebbero ancora più dolorosi. Se venisse adottata invece l’ordinanza del Consiglio federale, il canone scenderebbe entro il 2029 a 300 franchi annui. In quest’ultimo caso, la SSR si troverebbe «Enavant», sebbene tardivamente rispetto ai media tradizionali privati, che i compiti a casa li stanno già facendo da tempo in un contesto globale e locale che ricorda sempre di più un mare in tempesta.