L'editoriale

I dazi americani e i compiti in casa

Affidabilità, apertura, stabilità, spirito di resilienza, flessibilità e capacità di innovazione sono un presupposto essenziale per muoversi in un contesto vieppiù ostico
Giovanni Galli
13.08.2025 06:00

Colpita da dazi esorbitanti senza alcuna giustificazione, la Svizzera sta subendo la guerra commerciale scatenata da Donald Trump a livello globale. Non si tratta di un incidente della storia al quale si potrà porre rimedio facilmente. È la conseguenza del tramonto di un ordine mondiale liberale, in cui la Svizzera fungeva da allievo modello e grazie al quale la sua economia di esportazione è riuscita a prosperare. «Gli Stati Uniti non fungono più da garante e stabilizzatore di questo ordine, ma sono essi stessi il più grande predatore della giungla», ha scritto negli scorsi giorni il direttore della NZZ Eric Gujer. La certezza delle regole è soppiantata dalla logica dei rapporti di forza. Trump non guarda in faccia a nessuno. Svizzera e Stati Uniti saranno anche «repubbliche sorelle» per certe loro affinità storiche e istituzionali, ma la vicenda dei dazi è un’ulteriore conferma che, nei confronti della Confederazione, gli USA dimostrano uno spirito di sorellanza tipico delle figlie uniche.

Con la nuova amministrazione americana, l’imprevedibilità è diventata una costante con la quale bisognerà abituarsi a convivere. Per questo, quella che arriva non potrà essere considerata una dura sfida al pari di altre, ma come un avvertimento per pensare a come riposizionarsi in un mondo in profonda trasformazione. Sarà fondamentale trovare un accordo con gli Stati Uniti - la Svizzera ha tutte le carte in regola per farlo - così da ottenere dazi più bassi che non penalizzino l’economia. Ma con i tempi che corrono non bisogna illudersi che le conquiste siano definitive. Servirà uno sforzo corale di adattamento continuo, in cui ognuno dovrà fare la sua parte. Affidabilità, apertura, stabilità, spirito di resilienza, flessibilità e capacità di innovazione sono virtù che hanno rafforzato il tessuto economico e gli hanno permesso di superare le crisi precedenti. A maggior ragione, oggi rimangono un presupposto essenziale per muoversi in un contesto vieppiù ostico, nel quale si renderanno necessarie misure incisive e in qualche caso decisioni dolorose.

Anche la politica deve fare i compiti, creando le condizioni quadro ideali per la competitività del settore produttivo nel medio e lungo termine. Il che significa, in primo luogo, evitare di peggiorare le cose con nuovi oneri e regolamentazioni. Il Consiglio federale ha fatto bene a non adottare ritorsioni, che in un contesto di tensione e in presenza di un evidente squilibrio di potere avrebbero potuto essere solo controproducenti. La strada degli accordi di libero scambio - è notizia di lunedì che l’intesa con l’India entrerà in vigore il 1. ottobre - deve continuare a essere battuta, per aprire agli esportatori svizzeri nuovi mercati. Ma la ricerca di soluzioni in favore dell’economia non potrà fare a meno di affrontare questioni di stretta attualità e già molto controverse, segnatamente in ambito fiscale, di bilancio, di previdenza vecchiaia e di rapporti con l’UE.

In autunno, il Consiglio federale presenterà le linee direttrici per il finanziamento dell’AVS dal 2030 mentre il Nazionale dovrà decidere sul piano messo a punto dalla Camera dei Cantoni per pagare la 13. mensilità e, qualora venisse accolta, l’iniziativa popolare del Centro sull’abolizione del tetto delle rendite per i coniugi. Entrambi i progetti puntano sull’aumento dell’IVA e dei contributi salariali. Il mondo economico si era già detto contrario perché maggiori prelievi significano anche un ulteriore aumento del costo del lavoro, a scapito della competitività delle imprese. Con i dazi e una concorrenza internazionale accresciuta, il dibattito è destinato ad entrare in una nuova dimensione, che potrebbe essere più ricettiva alla domanda di misure strutturali (come l’età di pensionamento ma non solo) finora escluse. Fondamentali saranno la credibilità e la capacità di trovare un consenso. In ambito fiscale, per ragioni di protezione delle imprese, potrebbero trovare terreno fertile le richieste di sospendere l’imposizione minima dell’OCSE sulle multinazionali. La stessa Karin Keller-Sutter, al WEF di Davos, aveva detto che la «minimum tax» (non applicata dagli Stati Uniti) ha portato a una perdita di competitività. Quanto all’iniziativa dei giovani socialisti sulle successioni è destinata a trovare ostacoli ancora più alti, sia a causa delle minacce che comporta per la piazza economica sia per l’aumento della pressione fiscale se i ricchi contribuenti dovessero lasciare il Paese.

Si prospetta pertanto una fase movimentata, sulla quale non mancheranno di pesare le divergenze in tema di difesa, riacutizzate recentemente dal previsto sorpasso di spesa per gli F-35. In giugno, il Consiglio federale aveva annunciato una nuova strategia di armamento che prevede meno acquisti oltreoceano. Domenica, il responsabile della Difesa Martin Pfister ha aperto alla possibilità di nuovi ordini negli USA. Una retromarcia? Piaccia o no, con gli Stati Uniti bisognerà trovare un modus vivendi.   

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