L'editoriale

Il mondo senza limiti ha comunque un prezzo

Tutto, oggi, potrebbe essere di Elon Musk
Paolo Galli
27.04.2022 06:00

Il mondo è di Elon Musk. La Terra, lo Spazio, il tangibile e il virtuale, ciò che viviamo e ciò che possiamo soltanto immaginare, fatti e opinioni. Tutto, oggi, potrebbe essere suo. Stiamo d’altronde parlando dell’uomo più ricco del mondo. Per alcuni è ancora un “semplice” visionario, per altri un pericolo, il pericolo pubblico numero uno. «Twitter ora diventerà un posto spaventoso», si leggeva ieri sul New York Times, schieratissimo. «Ora»? Ora che Musk lo ha acquistato, o meglio, lo ha fatto suo. La sua piazza: piazza Elon Musk. Ma chi è e che cosa vuole ottenere, e perché ha investito 44 miliardi di dollari per un social che non ha mai rappresentato - sin qui - un vero affare?

Lui dice, contraddicendo la sua stessa storia, di non essere interessato all’aspetto finanziario dell’acquisizione. Già lo diceva nei giorni di trattativa. Quando ancora il consiglio di amministrazione provava a difendere il proprio fortino, rivelatosi poi fragile, di base indifendibile di fronte alla volontà di conquista di Musk. L’etica inizialmente sbandierata dagli azionisti è stata poi riposta nel cassetto, con buona pace dell’orgoglio, passato in secondo piano di fronte alla vittoria schiacciante - e rapidissima - del singolo conquistatore, spaccone. Lui che invitava al duello fisico Vladimir Putin, e poi persino il leader ceceno Kadyrov. Uno stile muscolare, il suo, che in qualche modo cozza con la retorica di qualche anno fa del ragazzo geniale, dell’investitore brillante, dell’“uomo dello Spazio”.

Musk rappresenta valori all’apparenza nobili, epici: la transizione al green, le opportunità del digitale, e quindi del domani, appunto il sogno di un mondo diverso e più ampio, in sostanza senza limiti, senza confini. Ma tutto ciò ha un prezzo. E la sensazione è che, questo prezzo, lo pagheremo più in là. Ancora non c’è l’etichetta attaccata al prodotto. I social hanno un costo, fisico e sociale, che ci viene presentato a scoppio ritardato. «Avere una piattaforma ampiamente inclusiva è fondamentale per il futuro della civiltà», aveva dichiarato Musk settimane fa. Il futuro della civiltà. Che secondo Musk è legato alla libertà d’espressione. Si torna insomma alla sua visione del mondo, che non dovrebbe avere particolari limiti o censure. Lo stesso, ai suoi occhi, vale per Netflix. «Troppo liberal, ormai è inguardabile».

Musk odia il politicamente corretto, la moderazione forzata, ne parla come di una limitante ossessione collettiva alla libertà individuale. La sua idea di libertà è vicina a quella da più parti invocata, negli ultimi due anni, di fronte alle limitazioni anti-COVID. Ma non possiamo non pensare che dipenda anche dai suoi tanti altri interessi, da Tesla in giù, e dai relativi obiettivi economici, come l’espansione nel già sensibile mercato cinese. Insomma, non possiamo permetterci di sottostimare Musk, pensando a lui come a una sorta di innocuo pirata trasversale, romantico paladino della collettività. Gli faremmo persino un torto.

È vero però che, sotto la sua gestione, Twitter è destinato a cambiare, ad aprirsi, a riaprirsi a un dialogo più libero e meno vincolato. Esponendosi al contempo alle derive già vissute in questi ultimi dieci anni; quelle stesse derive che avevano costretto i social tutti a imporre quei vincoli. Insomma, la sfida che lo attende è legata al concetto di libertà d’espressione. «La libertà di parola è il fondamento di una democrazia funzionante», ha detto. Musk non tiene conto però di un aspetto della questione: il differente peso delle opinioni, delle parole, e come esse possano rappresentare o meno verità. Al di là del tanto citato “caso Trump”, è questo ciò che più ci preoccupa. Intanto, sulle nostre teste oggi volerà il razzo della missione Crew-4, battezzata - guarda caso - Freedom. È una delle spedizioni di Musk. E noi qui a parlare di limiti.