L'editoriale

Il periodo inquieto che vive la Chiesa

A malincuore ci ritroviamo a constatare, dal punto di osservazione di una testata indipendente e laica, che la Chiesa cattolica non sta attraversando un buon periodo nemmeno in Ticino
Paride Pelli
21.02.2024 06:00

A malincuore ci ritroviamo a constatare, dal punto di osservazione di una testata indipendente e laica, che la Chiesa cattolica non sta attraversando un buon periodo nemmeno in Ticino. Con la riconferma di monsignor Alain de Raemy nel ruolo di amministratore apostolico della Diocesi di Lugano, nell’ottobre dell’anno scorso, molti di noi avevano pensato che si stesse per aprire un’epoca di stabilità, se non addirittura di rinascita, per il cattolicesimo della Svizzera italiana. Man mano che passa il tempo, vediamo quanto tale strada sia in salita. Certamente, la situazione ereditata da de Raemy non è facile. Il suo predecessore, Valerio Lazzeri, si era dimesso nell’ottobre 2022 parlando di «carico insostenibile» e «fatica interiore». Non si trattò dunque di un avvicendamento naturale. Poi, c’è stato il terremoto del rapporto dell’Università di Zurigo che ha rivelato oltre mille casi di abusi sessuali nella Chiesa cattolica svizzera dal 1950 a oggi. Ne abbiamo tratto per le nostre pagine un approfondimento di cronaca riguardante il caso di un sacerdote ticinese attraverso la testimonianza, coraggiosa e sofferta, di una delle vittime: non abbiamo mai voluto ergerci a tribunale di nessuno, tantomeno di istituzioni preziose, culturalmente e socialmente, come la Chiesa cattolica. Era il dicembre dell’anno scorso. I lettori capirono il nostro dovere di raccontare il territorio e un frammento della sua storia. In cuor nostro, speravamo di non dover tornare più su simili casi di pedofilia, che non rappresentano, ça va sans dire, tutta la Chiesa. E voltammo pagina, augurando all’amministratore apostolico de Raemy un futuro limpido e costruttivo.

Negli ultimi giorni è tuttavia scoppiato, a distanza di nemmeno due mesi, il caso di una lettera anonima, redatta da una cinquantina di parroci ticinesi e inoltrata al nunzio apostolico in Svizzera e alla Congregazione dei vescovi e al prefetto: difficile e un po’ inutile organizzare un discorso giornalistico serio a partire da fonti appunto anonime, ma lo valutiamo in questa sede come l’ennesimo segnale di malumori e malesseri all’interno della Chiesa ticinese, che sembra ancora navigare in acque agitate, senza riuscire a ricompattarsi. Che succede, dunque? Stando alla lettera, un’atmosfera addirittura di «terrore e corruzione» attraverserebbe la Diocesi, con le decisioni su nomine, trasferimenti e gestione interna prese da una «cricca ristretta che si muove in modo arbitrario e poco chiaro». Si parla anche di «poca trasparenza», di una comunicazione con i vertici «possibile solo via lettera o e-mail», nonché di «stagnazione e apatia». E di una assegnazione degli incarichi a persone appartenenti all’entourage di Lazzeri, in una sorta di continuità «che avrebbe dovuto essere interrotta».

Ora, non vogliamo entrare in casa d’altri a commentarne la gestione. E sappiamo che la riconferma di de Raemy è arrivata da troppo poco tempo, e non certo senza polemiche. Lo stesso amministratore apostolico, prendendo atto delle rimostranze contenute nella lettera anonima, ha commentato che «ora qualche cambiamento si può fare, perché è importante che in una diocesi non ci siano sempre le stesse persone al medesimo posto». Solo per restare in tema di missive, ricordiamo quella firmata un paio di settimane fa, questa volta con nomi e cognomi, da una novantina di ecclesiastici, studiosi e autori di diverse nazionalità che si sono uniti al coro di voci cattoliche contrarie alla dichiarazione Fiducia Supplicans, approvata da Papa Francesco il 18 dicembre 2023. Dal piccolo Ticino alla Santa Sede, e viceversa, la Chiesa cattolica non riesce insomma a non essere scossa e divisa dalle contraddizioni di un presente molto inquieto, attraversato, non bastasse, da guerre e tensioni sociali in aumento. Che si sia credenti o meno, non è una buona notizia.

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