L'editoriale

Il rischio di votare a tasche vuote

Dopo le analisi tecniche e i commenti politici sull’esito del voto cantonale e nazionale di domenica scorsa, è bene guardare anche al quadro generale della situazione che ha favorito, se non proprio spinto, simili risultati, perché il problema è ormai di natura sistemica e culturale
Paride Pelli
30.09.2025 06:00

Dopo le analisi tecniche e i commenti politici sull’esito del voto cantonale e nazionale di domenica scorsa, è bene guardare anche al quadro generale della situazione che ha favorito, se non proprio spinto, simili risultati, perché il problema è ormai di natura sistemica e culturale. Ovvero, riguarda appieno la democrazia nella quale viviamo e il ruolo dei politici che in essa, a Berna come a Bellinzona, dovrebbero rappresentare gli interessi basilari dei cittadini, avendo il coraggio, quando necessario, di anteporli a molti altri. Si sta creando, invece, un vero e proprio cortocircuito fra uno Stato sempre più impermeabile ai problemi reali della popolazione (e sempre più richiedente in termini di tassazione diretta e indiretta) e quegli stessi cittadini che, fra rincari pesanti e generalizzati su tutti i fronti e risicate speranze che il futuro porti miglioramenti, non sanno più come reagire a una situazione difficile. E si danno così al voto, almeno l’impressione che abbiamo è questa, «di protesta». Commentando il quale, però, occorre tenere presente che si sta comunque guardando al dito e non alla luna. Certamente, i partiti che hanno raccolto vittoria con queste ultime urne sono stati bravi a organizzare le proprie iniziative e anche un po’ fortunati a trovare la giusta (cioè difficile) congiuntura a sostegno delle proprie tesi, al netto del gravoso impatto che avranno sui conti pubblici. 

Tuttavia, il ragionamento da fare è un altro ed è più radicale. È preoccupante, infatti, che negli ultimi anni numerose occasioni di voto su delle iniziative siano diventate tout court un momento di sfogo della popolazione. Questo è un segnale di allarme che deve essere colto per tempo e osiamo dire che si sta facendo tardi. Il voto, specialmente in una democrazia diretta, è una decisione individuale che porta in sé varie componenti: c’è, ça va sans dire, la componente che è la storia di una persona, poi quella culturale e sociale e quella di appartenenza a un partito. Il tutto è un insieme delicato e allo stesso tempo essenziale per la sopravvivenza e il benessere di una certa Svizzera così come ci è stata tramandata e la conosciamo. Se il voto, invece, diventa troppo spesso un momento di reazione e di «avvertimento» alla politica, c’è qualcosa che non va, anche e soprattutto al di fuori dei seggi. 

Si veda a questo proposito il voto a Lugano sull’estensione delle zone a 30 all’ora sonoramente bocciata senza se e senza ma. I residenti, a pochi giorni dai pesanti rincari di cassa malati, hanno molto probabilmente percepito il progetto del Municipio come l’ennesimo tentativo di fare cassa attraverso i radar e hanno votato per allontanare tale possibilità. Un voto strumentale, con un occhio, anzi due, al portafoglio. Avanti di questo passo, anche il voto dell’anno prossimo sul canone SSR rischia di essere vissuto non come una importante decisione su quale tipo di informazione sia necessaria per la democrazia elvetica ma come una semplice occasione di risparmio domestico.

Quello che la politica dovrebbe fare per impedire un simile scadimento della qualità del voto è non solo prendere atto «del malessere e del profondo disagio del cittadino», frase che abbiamo udito troppo spesso negli ultimi giorni, ma anche portare risultati durante tutto il resto dell’anno. Il che significa fare il possibile per lasciare un po’ di soldi nelle tasche di molti, affinché l’economia cresca, e non finire a rammaricarsi di non aver saputo impedire i rincari (per poi magari procedere, con trucchi e inganni, a ulteriori balzelli). Se è necessario mettere mano al sistema, la si metta. Altrimenti il rischio è che si finisca a votare non solo di pancia, il che già non è consigliabile, ma addirittura con le tasche. Vuote.