Il traffico, l'autostrada e i colpi di caldo

Con il caldo asfissiante di questa estate c’è poco da scherzare. Ce lo dicono quotidianamente i medici e gli esperti, perché il nostro organismo viene messo sotto stress di fronte a queste ondate di calore, un caldo umido ma con il cielo azzurro che rende i raggi di sole molto forti: letteralmente brucianti. E ora salgono anche i valori dell’ozono, ma il fenomeno non è nuovo. Chi ha la fortuna di avere l’aria condizionata soffre meno, ma si trova confrontato con il rovescio della medaglia, gli shock termici importanti che si subiscono passando da un ambiente chiuso troppo fresco alla caldana esterna. E può capitare che un colpo di sole porti ad un colpo di testa. È quanto accaduto nelle scorse settimane con burocrati bernesi intenti nel trovare possibili vie d’uscita a un altro fenomeno asfissiante: quello del traffico, specie in questa estate della mobilità ritrovata. Così, in stereofonia, sono giunte due «idee»: il limite massimo dei 60 km/h in autostrada e l’ipotesi di un pedaggio ad hoc per attraversare la galleria autostradale del San Gottardo. Quest’ultima proposta in realtà è priva di sostanza, perché si tratta di una visione ipotetica: se (e solo se), quando sarà in funzione il doppio tubo, a qualcuno venisse in mente di aumentarne la capacità, facendo transitare i veicoli su tutte e quattro le corsie fisicamente a disposizione. Ma sta di fatto che un burocrate bernese ne ha fatto cenno per poi dichiarare alla NZZ che se così sarà ci vorranno misure d’accompagnamento per preservare le regioni di Basilea e Lucerna, già sottoposte a una forte mole di traffico. Senza per forza infierire ci chiediamo soltanto se il direttore dell’Ufficio federale delle strade (USTRA) sia consapevole della situazione in Ticino, specie dal Dosso di Taverne (e non dimentichiamo che un tempo dicevamo dal Ponte Diga) in direzione dell’Italia. Ma anche, e qui siamo a nord, da Faido ad Airolo, con picchi di traffico congestionato per chilometri in prossimità del tunnel. In ogni caso gli concediamo il beneficio della buona fede, anche se un po’ d’amaro in bocca rimane. D’altronde non è la prima volta che si parla di un pedaggio al San Gottardo e il Consiglio federale ha già stoppato questa idea sottoscritta trasversalmente da una cinquantina di deputati di PLR, Il Centro e Verdi liberali. Testi che erano stati depositati a pochi giorni dalla netta accettazione popolare (nella misura del 57%) del secondo tubo nel 2016. Il Ticino soffre per il fatto di essere un corridoio di transito (croce e delizia?), ma questo è dovuto da una parte alla morfologia del nostro territorio e da decisioni storiche prese nel passato. Quello che occorrerebbe oggi sarebbe il completamento di AlpTransit e un maggior travaso delle merci sulla ferrovia. Ma tutto questo si scontra con la realtà dei fatti. Compresa quella che vediamo sotto i nostri occhi: c’è il treno veloce, cresce il prezzo della benzina, ma chi si sposta, specie per diletto e nel tempo libero, usa comunque l’automobile. Se l’ipotetico pedaggio non merita altro che un semaforo rosso, peggio ancora risulta essere l’idea di farci viaggiare lungo l’autostrada a 60 km/h. Forse si dimentica che la velocità «normale» doveva essere di 120 km/h, ora si tratta della velocità massima che sempre più raramente è possibile raggiungere e mantenere. Da una parte sono sbucate limitazioni ovunque, poi ci sono i cantieri, le numerose gallerie e il traffico. Ora viene veicolata una sorta di «muoverci più lentamente per muoverci tutti». Prima ci è stato detto che gli 80 km/h aiutano a mantenere fluido il traffico e scongiurano gli intasamenti, ora si scende a 60 km/h. In sostanza ci si potrebbe muovere più velocemente sulle strade cantonali. Anzi l’effetto perverso (che già si avverte) è di invogliare chi transita lungo l’autostrada a trovare vie alternative. Sembra proprio che la quadratura del cerchio in materia di viabilità sia davvero una “mission impossible” e i colpi di caldo non aiutano di sicuro.