Il commento

Il vicolo cieco la figura da evitare

L'imposta di circolazione e i conti del 2023: si rischia il cortocircuito – Il Governo delle certezze perdute
Gianni Righinetti
23.11.2022 06:00

ul finire dell’anno subentra una certa stanchezza e non sempre la lucidità riesce ad avere la meglio rispetto alle emozioni o alle frustrazioni dei mesi trascorsi nel dirsi «ci penseremo poi più in là», rinviando scelte e decisioni. Ma pure l’essenziale lavoro di cucitura che in ogni genere di attività è imprescindibile per rendere meno complicato il domani. Nell’opera di procrastinare tutto sempre e comunque, il mondo della politica non deve prendere lezioni da nessuno: è letteralmente maestro. La prova provata l’abbiamo davanti agli occhi in questi giorni alla luce di quelli che potremmo definire gli incroci pericolosi sul Preventivo 2023 e l’applicazione della nuova Imposta di circolazione per l’anno che verrà. Ci sono partiti che si parlano, che si ignorano, che si sgambettano. E tutti sottostanno ad un comun denominatore: speculano. Ma c’è anche chi gioca sull’orlo del precipizio mettendo in seria discussione almeno una cosa: la sua credibilità. Sul finire della legislatura ad aver perso anche un po’ la bussola ecco il Governo che ci aveva abituato fin troppo bene a mostrarsi determinato nel mantenere una velocità di crociera a una navigazione sicura, aggirando ogni genere di insidia o tempesta. E, quando schivarla risultava impossibile, come nel caso della pandemia, ci aveva mostrato una invidiabile razionalità nell’affrontare l’ostacolo e il minimalismo della prima ora giunto da Berna. Ora al nostro Consiglio di Stato, che ha fatto della collegialità lealmente applicata il suo credo politico negli ultimi otto anni, è mancato il polso fermo nel prendere decisioni profilate (ancorché, lo ammettiamo, difficili), prima sull’onda della pandemia, poi per la crisi che, puntualmente, arriva ogni quattro anni con il trasporto emotivo che le elezioni generano in tutto il cantone. Governare significa anche indirizzare ed è fin paradossale che a tracciare la rotta dell’impostazione futura per raggiungere il pareggio dei conti non sia stato il nostro Esecutivo, bensì un emendamento nella discussione di un’ormai immobile consuntivo lanciato dal deputato di un partito extra governativo (Sergio Morisoli, UDC) e che la sinistra ha posto sotto la lente d’ingrandimento trasformando il topolino campagnolo in un feroce animale (mitologicamente parlando) e portando i cittadini alle urne. Finendo poi sconfessata dalla volontà popolare. Oggi per raggiungere il pareggio dei conti entro il 2025 c’è la legittimità ad agire facendo leva sul contenimento della spesa. Pochi giorni fa l’Esecutivo ha presentato un preconsuntivo dell’anno in corso che presenta un disavanzo ridotto a 13,4 milioni, migliore rispetto al Preventivo 2022 di 134,9 milioni. Bene ma non benissimo vien da dire, perché per l’anno che verrà o si compirà il miracolo con dei milioni della BNS che permetterebbero di restare entro un «tollerabile» deficit di 80 milioni, o si sprofonderà a 200 o forse anche oltre. Ma cosa accadrà da qui alla fine dell’anno? A livello politico siamo nel caos più profondo con i partiti intenti a duellare sui conti e l’imposta di circolazione con l’ormai stracitato Governo che ha avuto la pessima idea di correggere quelle che erano state catalogate come «distorsioni tecniche» sull’imposta di circolazione con un coefficiente che, calcolatrice alla mano, fa aumentare del 12,7% il gettito post voto: il Centro/PPD, la Lega e l’UDC (teoricamente 41 voti in aula su 90) non ci stanno. Lo stesso Centro/PPD è pronto a boicottare i conti del 2023 se il plenum non darà loro ragione sull’iniziativa approvata dal popolo (60,3% di sì lo scorso 30 ottobre). E vi risparmiamo altri calcoli e scenari che mostrano come e quanto si stia per finire nel vicolo cieco di fine anno. Da oggi al 12 dicembre, quando il Parlamento si confronterà sulle questioni citate e legate a doppio filo, c’è ancora tempo per raggiungere in extremis un accordo che eviti una colossale figuraccia collettiva in vista delle sempre più vicine elezioni cantonali del 2023.