L'editoriale

Il WEF insolito e il nuovo quadro

Dopo due edizioni online a causa della pandemia, si svolge da oggi e sino a giovedì in presenza fisica il World Economic Forum di Davos
Lino Terlizzi
Lino Terlizzi
23.05.2022 06:00

Dopo due edizioni online a causa della pandemia, si svolge da oggi e sino a giovedì in presenza fisica il World Economic Forum di Davos. Non è il tradizionale appuntamento di gennaio, ma il quadro internazionale attuale ora fornisce ingredienti di spessore per il confronto tra i leader dell’economia e della politica che sbarcano nella cittadina grigionese in questa inusuale edizione di primavera-estate. I temi sono molti, ma in questo momento è forse interessante cercare di capire cosa potrebbe emergere soprattutto sui tre nodi principali che caratterizzano lo scenario: guerra in Ucraina causata dall’invasione russa, code di pandemia e lockdown in particolare in Asia, aumenti dell’inflazione e incrementi dei tassi di interesse.

È inevitabile che il conflitto bellico in Ucraina, con il suo carico anzitutto di perdite umane e poi anche di costi economici, sia al centro di molti interventi e dibattiti anche al Forum di Davos. Il WEF si è schierato contro l’aggressione, i leader della Russia non ci saranno mentre è previsto che i leader dell’Ucraina siano presenti, di persona o in video. In partenza è difficile pensare che da questa edizione del Forum possano uscire novità sulla guerra in Ucraina in termini di schieramenti politici e di offensive diplomatiche, anche se eventuali sorprese costruttive sarebbero naturalmente gradite. A livello di analisi, sarebbe importante avere contributi di peso quantomeno sui possibili scenari economici che questa guerra determinerà nella prossima fase, in particolare per materie prime e fonti di energia.

La Cina è la seconda economia mondiale per Prodotto interno lordo nominale, alle spalle degli USA, ed è fra i centri nevralgici per gli scambi globali. Alcuni tra i maggiori focolai di ritorno pandemico sono in Cina e le autorità di Pechino affrontano la situazione anche con drastiche chiusure di attività economiche, che hanno riflessi negativi anche a livello internazionale. Su questo sarebbe importante un confronto chiaro con i vertici del Dragone. Ma la delegazione cinese non avrà una composizione paragonabile a quella di altre edizioni, salvo sorprese. Non sarà dunque facile avere un confronto ampio. È comunque auspicabile che emergano almeno alcune nuove indicazioni sulle posizioni di Pechino su pandemia e scambi globali, oltre che su crescita economica e politiche relative a clima e ambiente.

L’inflazione più alta coinvolge tutti, seppur in misura diversa. Alcuni Paesi sono più toccati e altri, tra i quali la Svizzera, meno. C’è ancora crescita, ma l’effetto complessivo di prezzi molto aumentati è di rallentamento della ripresa. A lungo molte banche centrali e molti governi hanno agito come se la deflazione, cioè la diminuzione dei prezzi, fosse il vero nemico delle economie. Ma alla fine il rischio come si vede viene dall’inflazione, come era stato affermato da una minoranza. Adesso che alcune banche centrali hanno iniziato ad alzare i tassi di interesse contro l’inflazione, e altre si preparano a farlo, da più parti si solleva l’obiezione che ciò può favorire una recessione. Ma questa obiezione non tiene in conto che anche e soprattutto l’alta inflazione può portare recessione, perché l’erosione dei redditi reali crea più incertezze sia per i consumi sia per gli investimenti. Se le banche centrali alzassero i tassi di molto e subito, crescerebbe il rischio di arrivare per questa via ad una recessione. Ma non sembra il caso, anzi molti istituti centrali hanno rinviato o ancora stanno rinviando. Il quadro ora richiede azioni, aumenti graduali e contenuti dei tassi possono essere la giusta via di mezzo. Sarebbe auspicabile che a Davos ci fosse un confronto di livello e ricco di indicazioni anche su questo versante.