In montagna il Solar Express non accelera

Quattordici giorni separano la votazione in Vallese da quella nel canton Grigioni. Ma mentre i vallesani hanno detto no al decreto sul solare alpino (con il 53,94%), i cittadini di Scuol – così come quelli di Poschiavo poche settimane prima –, al contrario, hanno votato a favore di un progetto di impianto da 100 milioni di franchi (con il 52,2%). Due votazioni dagli esiti antitetici, che definiscono molto bene il rapporto tra gli svizzeri e questa potenziale forma di approvvigionamento. Più in generale, descrivono il momento: da un lato l’urgenza di trovare nuove strade per garantirsi una sorta di sovranità energetica, dall’altro il dubbio che questa urgenza non sia tale, e che piuttosto sia preferibile preservare il paesaggio, senza rischiare investimenti con tanti zeri.
E allora si prosegue così, a macchia di leopardo, attraverso votazioni spesso ideologiche, che non consentono soluzioni di continuità tra un cantone e l’altro, quando non tra realtà vicine. L’esito delle urne in Vallese ha rappresentato un segnale interessante, in questo senso, sull’onda di una campagna giocata sullo slogan «Sui tetti, non nella natura». I vallesani hanno giudicato il loro territorio già sufficientemente urbanizzato e hanno quindi preferito preservare l’ambiente alpino, intoccabile in particolare agli occhi dei francofoni. Decreto bocciato. Un decreto, è il caso di ricordarlo, che era volto ad accelerare le procedure di autorizzazione di questi grandi impianti, così come dettato, in fondo, dalla modifica della legge federale sull’energia.
Lo stesso Ticino, incassate le prime domande di autorizzazione, si muove, ma con prudenza. Sono entrate in vigore le disposizioni transitorie ad hoc, ma l’impressione – riprendendo alcune dichiarazioni di Zali – è che, in fondo, si reputi sufficiente il potenziale del fotovoltaico nelle zone edificabili e industriali. La copertura dei tetti – e dovremmo coprirne una gran parte, per raggiungere gli obiettivi fissati – però richiede tempistiche più dilatate, forse troppo dilatate. Il Solar Express, con i suoi sussidi, viaggerà solo fino al 2025 ma, al momento, non sembra essere poi tanto «express».