La rotaia che piace quasi a tutti

Per fortuna, le rotaie piacciono un po’ a tutti. Ammettiamolo, da piccoli la quasi totalità di chi legge si è dilettata con i trenini elettrici (o con quelli ancor più vintage in legno) a ricreare stazioni, gallerie, passaggi a livello, ponti e chi più ne ha più ne metta. Probabilmente, se un bambino del giorno d’oggi si mettesse in testa di creare la sua Rete tram-treno del Luganese, a rispettare le tempistiche «reali» rischierebbe di ultimarla ormai a ridosso degli «anta» e con prole al seguito.
Ebbene sì, il tram a Lugano è uno di quei progetti sul tavolo da un ventennio (era il 2005 quando il primo studio di fattibilità ipotizzava il collegamento Molinazzo-Lugano centro, nonché le possibili estensioni verso Campo Marzio e lungo il Cassarate fino a Cornaredo) e che ancora è in attesa del primo simbolico colpo di piccone. Gli sviluppi più recenti sono noti: rispetto al progetto del 2019, il costo totale è salito a 759 milioni. Colpa del rincaro e di svariate modifiche che hanno generato costi aggiuntivi. Un «+269 milioni» che ha spinto un po’ tutti a riflettere. Riflette il Cantone, con il Consiglio di Stato che pubblicherà entro l’estate una richiesta di un credito supplementare di 80 milioni a copertura della propria quota parte. Riflette la Città, la cui quota parte dovrebbe ammontare a una cinquantina di milioni e che ogni anno ne versa circa 6 al fondo intercomunale per il Piano dei trasporti del Luganese (vi si potrà attingere?). Riflette pure Berna, e in particolare l’Ufficio federale dei trasporti - che ha rilasciato la licenza edilizia per la realizzazione dell’opera - insieme con RTTL SA, società di gestione del progetto. E tra le opzioni sul tavolo c’è anche la possibilità «di ridurre i costi aggiuntivi». Come? Limando il progetto. Certo, non tutto è cancellabile con un colpo di spugna. A influire sui maggiori costi sono stati anche gli innumerevoli ricorsi, e certo non hanno aiutato i ritardi dovuti non agli «irriducibili opponenti» ma ai due concorsi per la progettazione, il primo annullato dal TRAM e il secondo riassegnato dallo stesso tribunale e poi annullato.
Gli occhi del Ticino sono puntati anche verso Berna, che finanzia il 58% dell’opera. Che accadrà se si sfora? Per quanto concerne i sorpassi dettati dal rincaro, la previdente amministrazione federale ha fatto sì che lo stesso è già «considerato» nel credito totale, mentre per quanto riguarda dei maggiori costi dovuti a modifiche del progetto, beh - citiamo lo stesso Ufficio federale dei trasporti -, «se si dovesse rendere necessario un aumento del credito per la fase di ampliamento 2035, la competenza spetterebbe all’Assemblea federale», ci ha risposto l’Ufficio federale dei trasporti.
Fortunatamente, il progetto del tram-treno rientra nella Fase di ampliamento 2035, un programma per il quale il Parlamento ha stanziato investimenti per circa 16 miliardi di franchi e di cui fanno parte circa 200 progetti, da una galleria per un collegamento diretto Neuchâtel-La Chaux-de-Fonds all’ampliamento di quella del Lötschberg. L’idea per il tram è compensare» i maggiori costi all’interno del maxi-credito da 16 miliardi, recuperandoli per esempio da uno o più progetti compresi nella Fase di ampliamento eventualmente ridimensionati, cancellati o posticipati. Se ciò non sarà possibile, l’Assemblea federale dovrà esprimersi su un eventuale «sorpasso» di spesa globale. Per il tram-treno si parla comunque di un centinaio di milioni a fronte di 16 miliardi di investimenti.
Il treno, però, è uno di quei temi capaci di mettere d’accordo sia la destra che la sinistra e a meno che sul tavolo non ci sia un improbabile ponte a quattro arcate a scavalcare il San Gottardo appare difficile che l’Assemblea federale decida di impallinare un credito, per quanto ingente che sia. Per fortuna, le rotaie piacciono un po’ a tutti.