Il commento

La scossa energetica tra pannelli e nucleare

Dal via libera alle energie verdi (acqua, vento e sole) allo stop all'atomo – Una decisione scontata, ma un tema che non può essere dimenticato
Gianni Righinetti
16.03.2023 06:00

Al termine di tre giornate di dibattito intenso, il Consiglio nazionale ha indicato la rotta per l’energia di domani dando forma e sostanza alla «Legge federale su un approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili». Alla fine quella che è stata disegnata dalla politica federale (in attesa dell’esame del Consiglio degli Stati per dipanare numerose divergenze), è una rotta chiara finalizzata allo sfruttamento massimo degli elementi in natura, come acqua, vento e sole. Un tris senz’altro utile per dare una scossa, ma ad oggi non ancora sufficiente per permetterci di non correre il rischio di restare al buio o di essere soggetti a repentina penuria di energia. Il poker, volenti o nolenti, adesso e nell’immediato futuro lo raggiungeremo con l’apporto dell’energia nucleare. Quell’atomo tanto detestato, quanto essenziale quando ci troviamo a pigiare l’interruttore. Le centrali idroelettriche, le pale eoliche e i pannelli solari sono state al centro delle discussioni e hanno superato l’esame. Talvolta è stato necessario raggiungere compromessi, non sempre comprensibili o coerenti, ma che rispondono alla tattica della politica, perché quella in corso sarà una partita ancora lunga e dall’esito non scontato. In particolare è stato smussato l’obbligo di installare pannelli su tutte le costruzioni, limitando il diktat a quelle nuove o soggette a radicale ristrutturazione, nell’intento di non costringere proprietari immobiliari e cittadini ad investimenti importanti. Uno zuccherino è stato dato anche al fronte rossoverde, con la decisione di mantenere intatta la «riserva indiana» dei biotopi d’importanza nazionale, che continueranno a beneficiare di protezione assoluta. D’altronde soppesare i pro e i contro è materia corrente per politici in un sistema consociativo come il nostro. Perché, e questo è stato spesso il fil rouge delle discussioni, alla fine dei conti appare autolesionista alzare eccessivamente l’asticella dando fiato a un possibile referendum e regalandogli la scala per volare alto. Con il rischio di una rovinosa caduta per una legge che contiene molti aspetti positivi e che permette alle generazioni future di guardare in avanti con fiducia. Ben venga lo sfruttamento (termine che forse non sarà politically correct ma rende l’idea di ciò che faremo e di cui non dobbiamo assolutamente vergognarci) delle fonti descritte, in particolare con i pannelli, una tecnologia che ha già raggiunto un alto grado di rendimento e che potrà ulteriormente migliorare. Ovviamente nessuno potrà farsi una piccola centrale idroelettrica con il ruscello che scorre vicino a casa, men che meno mettere una pala eolica in giardino, mentre i pannelli con il passare degli anni saranno sempre più alla portata di molti e nella Sonnenstube della Svizzera la resa sarà importante per chi farà quel passo, oggi sussidiato da Confederazione e Cantone, mentre l’autonomia comunale ha generato una piantina a macchia di leopardo, con disparità evidenti a distanza di pochi chilometri e a parità di resa dell’impianto.

Tornando dal micro al macro, va rilevato che il Nazionale non ha stupito nessuno opponendosi alla proposta dell’UDC di rimuovere il divieto della costruzione di nuove centrali nucleari. Un tentativo che si sapeva essere velleitario, così come pure quello dei Verdi di fissare un calendario con scadenze strette per lo spegnimento delle centrali al momento attive nella Confederazione. La costruzione di nuove centrali nucleari in Svizzera rimarrà pertanto vietata, come deciso in votazione popolare nel 2017, anche se la ricerca potrà proseguire e solo eventuali sviluppi ci diranno cosa ci riserverà il futuro. Sta di fatto che quando abbiamo votato e preso una decisione tanto radicale sull’onda delle emozioni di incidenti importanti, nessuno di noi era in grado di prevedere che la nostra società avrebbe subito (o si sarebbe orientata) all’elettrificazione spinta nello spazio di pochi mesi. Quella votazione ha portato a una decisione radicale senza sufficienti elementi d’ordine razionale o pratico. Spesso è quanto accade prendendo decisioni che, nelle intenzioni umane, guardano verso un orizzonte troppo lontano. Magari appare ideale, ma rimane un atto inadeguato alla realtà dei fatti. Le cose cambiano molto velocemente e il rischio è poi di pentirsi di aver chiuso a tripla mandata una porta che oggi risulta molto pesante. In ogni caso ora è inutile andare nel panico, l’equilibrio con il quale sta nascendo questa legge sembra promettere buone cose e il tempo sarà galantuomo, dicendoci se dovremo cambiare i piani per quanto concerne l’atomo. Di certo quello che la Svizzera non si potrà permettere è di chiudere tutte le centrali, pretendendo poi di acquistare (a che prezzo e a quali condizioni?) l’energia nucleare da altre nazioni per il proprio fabbisogno.