L'editoriale

La scuola, la famiglia e la società

La polemica sull'agenda va lasciata alle spalle e per il prossimo anno ne sogniamo una tutta grigia e funzionale allo scopo - Il tema tabù e le istituzioni chiamate a tornare a collaborare
Gianni Righinetti
29.08.2023 06:00

La prima campanella è ormai suonata e da oggi si entra nel vivo del nuovo anno scolastico con quell’entusiasmo che è in grado di generare sempre qualcosa che inizia. Ma ora, innanzitutto, va lasciata alle spalle la polemica sull’agenda scolastica, un dibattito che, con il trascorrere dei giorni, si è fatto stucchevole, ridondante e, fondamentalmente, inutile alla causa della scuola e dei nostri giovani. E questo vale indipendentemente da come la si pensi al riguardo dell’ultima trovata di veicolare su questo strumento di pianificazione scolastica day-by-day, con incredibile leggerezza, temi quali la sessualità e la diversità.

Nell’anno 2009-2010 l’agenda era stata concepita all’insegna del Kung Fu, l’arte marziale cinese, poi negli anni si è, per così dire «evoluta», colorandosi di rosso, di verde e ora pure della bandiera arcobaleno. Per l’anno 2024-2025 sogniamo un’agenda tutta grigia, essenziale, lasciando che temi di società che contraddistinguono la nostra era vengano declinati da persona a persona, facendo affidamento a figure formate, capaci e sensibili, piuttosto che a frasi scritte un po’ per caso e nel posto sbagliato. Oltre al sogno c’è una speranza: che la famiglia, magari scossa dal rumore politico degli ultimi giorni sia capace di affrontare con i propri figli quanto le precedenti generazioni (forse per pudore o per quella sufficienza che porta a considerare tutto scontato) non hanno mai osato tematizzare, trasformandolo in un controproducente tabù.

Le due istituzioni, famiglia e scuola, con l’inesorabile trascorrere del tempo, si sono allontanate, additandosi reciprocamente per scaricare responsabilità, piuttosto che per assumerne. Ma la verità dei fatti è che sono complementari e non si può pretendere che l’una faccia ciò che compete all’altra. Le difficoltà del mondo della scuola sono cresciute con i cambiamenti in atto nella società che si è fatta sempre più liquida. Mutamenti il più delle volte impercettibili. Poi c’è la famiglia monoparentale, una realtà sempre più diffusa con le mamme che, di regola, sono al fronte a doversi sobbarcare oneri maggiori, divise tra la crescita dei figli e l’imprescindibile attività lavorativa. Se scuola e famiglia non collaborano a subirne le conseguenze sarà l’anello debole della catena, quel giovane allievo e poi studente, che si troverà privato di una mano tesa nel momento del bisogno. Ma i primi a rimboccarsi le maniche per fare funzionare la scuola devono essere maestri e docenti. Il tutto con il sostegno e i mezzi garantiti dalla politica. Ancor di più, in primo luogo, dimostrando professionalità, impegno e passione per un «mestiere» del tutto peculiare e che ha una responsabilità intrinseca di grande spessore. Perché a scuola i nostri figli trascorrono gran parte delle loro giornate e questo, come ha scritto la direttrice del DECS Marina Carobbio su «La Domenica», «significa anche relazionarsi con i propri coetanei». Ecco è questa la prima riconquista sociale e scolastica.