La sensibilità e l’energia di Leone XIV

Centomila persone, tra cui numerosi politici di caratura mondiale, erano presenti oggi in Vaticano alla cerimonia di insediamento del neo-eletto Leone XIV. Ad esse bisogna aggiungere un numero incalcolabile di spettatori che attraverso la tivù, il web e i social media hanno seguito da ogni latitudine, attimo dopo attimo, uno spettacolare evento che ogni volta – insieme ai funerali di un papa, al conclave e all’«habemus papam» dal balcone della Basilica di San Pietro – si rivela imbattibile non solo a livello di audience, ma anche e soprattutto dal punto di vista della partecipazione emotiva nonché, ça va sans dire, religiosa.
L’attenzione palpabile e colma di speranza con cui la folla ha seguito oggi la processione che portava l’anello del pescatore e il pallio sull’altare dell’intronizzazione del pontefice non ha e forse non può avere paragoni. E non è certo una questione di numeri piccoli o grandi, da mettere in competizione. Negli ultimi giorni l’Eurosong che si teneva a Basilea è stato in prima linea sui media, complici (anche) le immancabili polemiche, così come il concerto di Lady Gaga sulla spiaggia di Copacabana a Rio de Janeiro, a inizio maggio, è già passato alla storia per via dei due milioni di fan presenti e dei 100 milioni di dollari di ritorno economico per la città brasiliana. Eppure, in qualche modo, li abbiamo già riposti nell’album dei ricordi (oggi Instagram), in attesa della prossima kermesse o del prossimo concerto. In Vaticano si gioca invece una partita completamente diversa, anzi, del tutto fuori campionato, sebbene Leone XIV sia la guida spirituale di un miliardo e mezzo di cattolici sul pianeta. Dopo due millenni e pure in un’epoca massimamente mediatizzata, la Chiesa riesce ancora a conservare un suo peculiare linguaggio non improntato a dinamiche consumistiche e riesce a mantenerlo vivo e unificante, al di là, appunto, dello «spettacolo» in mondovisione.
È questo, se vogliamo, una specie di miracolo. Non solo, perché un’altra considerazione ci appare spontanea fin da oggi: Leone XIV promette di arrivare ai livelli di Giovanni Paolo II quanto a intensità del messaggio pastorale e affetto dei fedeli. Stiamo imparando a conoscerlo, anche dalle sue dichiarazioni di oggi, come un uomo sensibile e profondo – non tutti i papi lo sono stati – e come un pontefice pieno di energia. Esemplare in tal senso il recentissimo suo incontro in Vaticano, prontamente criticato da alcuni cattolici troppo rigorosi, con il campione di tennis Jannik Sinner. Pochi attimi dove Leone XIV ha saputo scherzare con leggerezza e raffinatezza (ed era da tempo che non si sentiva un papa scherzare in questo modo) e dare di sé l’immagine di un pontefice giovanile, pur nei suoi 69 anni, dotato di un programma preciso e intenzionato a portarlo a termine. Il suo è uno stile molto «americano» ma nel contempo non appiattito sulle mere esigenze della comunicazione. Una garanzia di carisma.