L'editoriale

L'imposta che scotta e il bello di votare

Sgravare e di quanto sgravare? O non cambiare nulla? Sull'imposta di circolazione in Ticino decideranno i cittadini alle urne il 27 novembre
Gianni Righinetti
23.06.2022 06:00

Dal dibattito fiume in Gran Consiglio sull’imposta di circolazione, a tratti confuso e astioso con un tono già da campagna elettorale, è emerso un fatto rallegrante ed essenziale per la nostra democrazia. Il popolo sarà chiamato ad esprimersi. Il tentativo di mandare fuori strada con una sportellata in curva prima del rettilineo finale il testo dell’iniziativa popolare promossa nel 2017 dal PPD è fallito. Tutto il resto, in questa fase, è contorno. Sugli aspetti positivi e quelli negativi contenuti nelle proposte che hanno superato lo scoglio parlamentare ci sarà modo di discutere nei prossimi mesi, in vista di domenica 27 novembre, data già riservata per il confronto alle urne. Salvo clamorosi iter giudiziari o di altra natura (lo diciamo soprattutto in base al principio della cautela) l’ultima parola l’avranno i cittadini. L’auspicio è che sia il popolo e solo il popolo a decidere cosa fare con l’imposta di circolazione, quale modello adottare, quanto pagare e, di conseguenza, quanto sgravare. Ogni altra soluzione avrebbe aperto un varco molto pericoloso da parte del Legislativo, con il beneplacito (o una sorta di complicità) del Consiglio di Stato che si è mosso in maniera sibillina nelle ultime settimane, ergendosi a protagonista, con una tattica davvero incomprensibile da parte di un organismo Esecutivo, nello sdoganare un principio pericoloso: la possibilità di aggirare le regole democratiche. Tentare di mettere in fuorigioco per convenienza di politica o calcoli di bottega, quanto sottoscritto dai cittadini non fa onore a tutti gli attori protagonisti di questo modo di fare, compreso il gruppo del PLR. In buona sostanza va detto senza esitazioni o tentennamenti che un’iniziativa popolare (seppur generica nella sua forma) una volta che è considerata ricevibile da parte dello stesso Gran Consiglio merita un solo epilogo. Fatta salva la volontà del primo firmatario di ritirarla. Ogni altra soluzione sarebbe una forzatura.

Ad un certo punto i liberali radicali hanno fatto planare in aula la proposta di rinvio della matassa ingarbugliata in Commissione della gestione, per giungere a una soluzione solida e ampiamente condivisa prima di tornare in aula. Ma l’idea non è stata formalizzata e, fondamentalmente, è stato un bene che restasse solo una sorta di minaccia in potenza. L’incapacità del gremio che ha generato questo pasticcio era già sotto gli occhi di tutti e sarebbe stato davvero troppo chiedere a chi ha portato il dossier nel caos (qui tutti si sono messi d’impegno senza distinzione di colore o partito) la capacità di dare vita a un intervento razionale e responsabile. Sarebbe un po’ come chiedere a un piromane di spegnere un incendio lasciandogli in mano i fiammiferi. Meglio seguire il principio «in dubio pro populo». In vista della fine di novembre attendiamoci altri fuochi d’artificio politici perché si tratterà di decidere se sgravare e quanto sgravare. Oggi con i suoi 110 milioni di franchi d’incasso a favore dello Stato l’imposta di circolazione in Ticino è la più esosa a livello nazionale. Da questo dato di fatto poco positivo per i cittadini del nostro Cantone (che non vanta di certo i salari più elevati a livello intercantonale) prendeva le mosse la raccolta firme del PPD (sostenuto tra gli altri da Lega e TCS). Da qui la proposta di uno sgravio di 30 milioni, fissando ad 80 milioni il limite massimo e si basa esclusivamente sul criterio delle emissioni di CO₂. In alternativa a quello che è stato riconosciuto come testo conforme, ci sarà il controprogetto della sinistra (PS e Verdi) a quota 96 milioni, che introduce anche la variabile del peso a vuoto del veicolo, in base all’evoluzione del parco degli autoveicoli con l’impennata delle auto elettriche. A noi cittadini la scelta, unitamente a una terza variante: mantenere tutto come oggi senza alcuno sgravio. È il bello della democrazia, di poter decidere.