Missili Houthi, Israele nella spirale della violenza

Un inizio maggio tutt’altro che incoraggiante sui due fronti di guerra che maggiormente preoccupano i Paesi europei. Mentre il presidente USA Donald Trump riconosce le grosse difficoltà che sta incontrando nel portare Russia e Ucraina a un tavolo negoziale, in Medio Oriente i ribelli filoiraniani Houthi ieri mattina sono tornati a farsi sentire colpendo per la prima volta un’area nevralgica dello Stato ebraico con un missile.
L’attacco portato a termine dai miliziani yemeniti ha raggiunto Il perimetro dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. La difesa aerea israeliana non è riuscita a intercettare il missile che ha causato il ferimento di otto persone e forti disagi al traffico aereo civile. Il premier Netanyahu, che sta preparando un più esteso intervento delle Forze di difesa israeliane (IDF) nella Striscia di Gaza, ha preannunciato una dura risposta nei confronti dei combattenti Houthi.
Dallo scorso 15 marzo gli Stati Uniti hanno avviato un’operazione di contrasto militare aereo degli Houthi, per cercare di neutralizzare gli attacchi lanciati dai ribelli filopalestinesi contro le navi di Israele e quelle occidentali nel Mar Rosso e contro Io stesso Stato ebraico. In tale modo Washington ha cercato di evitare un coinvolgimento diretto dell’IDF nelle operazioni militari contro i miliziani sciiti presenti nello Yemen.
Teheran, che da anni sostiene militarmente gli Houthi, recentemente ha rinunciato, almeno a parole, a sostenere la loro causa in quanto spera in un accordo con Donald Trump sul nucleare iraniano. Un’intesa che dovrebbe porre fine alle sanzioni statunitensi che da anni soffocano l’economia del Paese degli ayatollah. Ciononostante i miliziani yemeniti sono riusciti a dotarsi di armi sofisticate, tanto da poter colpire un obiettivo strategico israeliano posto a una distanza di oltre 2 mila chilometri. E così nel martoriato Medio Oriente si preannunciano nuovi duri combattimenti.
Ancora una volta i rischi maggiori li corre la popolazione civile. E il fatto che la difesa aerea di Tel Aviv non sia riuscita ad intercettare il missile lanciato ieri dagli Houthi aumenta l’apprensione. Il quotidiano Jerusalem Post, in un’analisi della situazione pubblicata sul suo sito, afferma che l’attacco del 4 maggio potrebbe cambiare le carte in tavola, anche se fonti dell’IDF attribuiscono il mancato intercettamento del missile a un problema tecnico.
Secondo il giornale conservatore i politici israeliani hanno lanciato le solite minacce nei confronti dei miliziani yemeniti, tuttavia, precisa il commentatore, «non è chiaro se gli Houthi possano essere fermati o scoraggiati facilmente». A tale proposito viene rammentata la guerra lanciata nel 2015 dai sauditi contro gli Houthi. Un intervento militare nello Yemen sostenuto da Emirati Arabi Uniti, Sudan, Marocco, Egitto e Giordania. Il conflitto, condotto soprattutto dall’esercito di Riad, sulla carta appariva semplice, considerata la disparità economica e tecnologica esistente tra le forze in campo. Ma il regime saudita nel corso dei combattimenti ha subito cocenti sconfitte, come l’attacco del 2017 a una nave militare saudita o l’incendio, nel 2019, di due raffinerie colpite da droni nel corso di un bombardamento via cielo dei miliziani yemeniti.
Alla fine il regno saudita ha rinunciato al tentativo di piegare i ribelli Houthi. Lo Yemen resta un Paese devastato da anni di guerra e scontri interni per il controllo del Paese, ma nonostante tutto il gruppo di miliziani sciiti vicini all’Iran è riuscito con il tempo a dotarsi di armi sempre più sofisticate. Ora che tali armi hanno colpito un’area strategica di Israele il premier Netanyahu vuole rispondere con la forza a questa minaccia, dietro la quale vede la mano di Teheran. Un’azione di legittima difesa per lo Stato ebraico che però richiederà un ulteriore sforzo ai riservisti e inoltre rischia di infiammare ulteriormente il Medio Oriente. Le promesse di pace di Trump, in Palestina come in Ucraina, si scontrano sempre più con una dura realtà dove dominano odio e vedetta. Il conto di questa spirale di morte, come sempre, lo pagano i civili.