L'editoriale

Primo agosto, l'occasione per smorzare le tensioni

È auspicabile che il Natale della patria sia imperniato sull’impegno - come nel 1291 sul Praticello del Grütli - di condividere risorse e sforzi per il bene comune del nostro Paese
Paride Pelli
30.07.2022 06:00

Dodici mesi or sono il Natale della Patria è stata l’occasione privilegiata per ricompattare tutti gli svizzeri e per placare le divisioni, molto profonde, che la pandemia aveva scavato nella nostra società con una forza d’urto che non si vedeva da decenni. Oggi il virus continua a circolare anche alle nostre latitudini, per fortuna non più in modo preoccupante, e le tensioni sociali ed economiche, e tra vaccinati e non, si sono viepiù alleggerite. Tuttavia il Primo agosto è di nuovo chiamato ad assolvere il suo compito di riunificatore dei cittadini intorno a un’unica celebrazione patriottica e a placare un altro giro di contrasti, questa volta politici. Già, perché la guerra in Ucraina, scoppiata in seguito all’invasione della Russia, oltre a creare scompensi a più livelli e a influire negativamente sul potere d’acquisto a causa del rincaro di materie prime e servizi, ha prepotentemente riacceso il dibattito sulla neutralità della Confederazione. Un dibattito che non vuol saperne di quietarsi e che, anzi, viene costantemente alimentato da due opposti schieramenti: uno più conservatore, che spinge per una neutralità integrale e ha progettato un’iniziativa popolare per ancorare nella Costituzione il principio di neutralità permanente, che escluda persino la partecipazione a sanzioni economiche; l’altro più liberale, che promuove una neutralità «responsabile», come quella adottata negli ultimi mesi da Berna con l’adesione alle misure economiche e finanziarie varate contro la Russia, rea di aver violato le norme fondamentali del diritto internazionale. Come si vede, due posizioni antitetiche, e su un tema di grande caratura, che è uno dei vessilli del nostro Paese. Su di esso non si può non trovare un punto di intesa.

La speranza è che questo Primo agosto, che trascorreremo tutti insieme sotto la bandiera rossocrociata, riesca a smorzare le tensioni e a favorire il dialogo, in nome di un Patto federale che al punto 1 del testo in lingua latina recita, nella sostanza, così: «In considerazione dei tempi difficili, le persone e le comunità di Uri, Svitto e Untervaldo s’impegnano a prestarsi, con tutti i mezzi, reciproco aiuto contro tutti coloro che, nelle valli o fuori di esse, facessero loro torto o violenza». Una chiara promessa di ascolto reciproco - indispensabile - e di alleanza. Perché al di là del valore identitario e della secolare storia alla base della nostra Festa nazionale, il Primo agosto è certamente anche un momento per riscoprire il piacere del federalismo e della cooperazione e, soprattutto in questo 2022, per scongiurare ulteriori tensioni e paure, dopo oltre due anni e mezzo trascorsi tra (pochi) alti e (tanti) bassi drammatici. È davvero auspicabile, insomma, che il Natale della patria sia imperniato sull’impegno - come nel 1291 sul Praticello del Grütli - di condividere risorse e sforzi per il bene comune del nostro Paese in un momento storico dove piovono sull’Europa, e in parte sulla Svizzera, problemi e difficoltà di ogni tipo.

La Festa nazionale potrà così essere l’occasione giusta per trovare modi e parole per dissolvere, e magari non solo per un giorno, polemiche e contrasti politici, ci auguriamo anche grazie ai discorsi e alla condotta irreprensibile dei nostri consiglieri federali, che negli ultimi due anni abbondanti sono finiti un po’ tutti nell’occhio del ciclone: pure di recente, e qualcuno per avventure private che tradiscono una certa imprudenza. Di sicuro il periodo storico, tra i più nervosi che si ricordino, non aiuta, e probabilmente nemmeno le elezioni federali che si terranno il prossimo anno e che renderanno il clima sempre più rovente. Facciamo dunque tesoro di questo Primo agosto e della serenità che ci accompagnerà nelle prossime ore: ça va sans dire che ne avremo bisogno.