Quello spettro che si aggira per Palazzo

Uno spettro si aggira per il Palazzo: lo spettro che il 13 dicembre possa succedere un patatrac nell’elezione del Consiglio federale. Non passa giorno in cui non emergano piani segreti o non compaia qualche speculazione su cosa potrebbe succedere di straordinario mercoledì prossimo, quando si tratterà di designare il Governo per la nuova legislatura. Si evoca la possibilità dell’esclusione di Ignazio Cassis, con l’entrata in scena del presidente del Centro Gerhard Pfister, vincitore delle elezioni e considerato da alcuni giornali il candidato ideale per spostare gli equilibri nell’Esecutivo. Fra gli scenari c’è anche quello che il Parlamento non si attenga al ticket ufficiale socialista e scelga una terza persona, con un profilo più moderato, per la successione di Alain Berset. Ad alimentare questo nervosismo di fondo ci sono diverse ragioni. Prima e onnipresente in queste occasioni: il ruolo dei media, che cercano di fare audience approfittando di questa fase di evasione dall’altrimenti ingessata politica nazionale, ipotizzando intrighi e manovre dietro le quinte. Seconda: siccome in passato le sorprese clamorose non sono mancate - ultima in ordine di tempo l’esclusione di Christoph Blocher nel 2007 grazie a un’abile trama segretamente orchestrata dalla sinistra - tutto diventa verosimile, anche le operazioni in apparenza meno plausibili. Mai dire mai, sempre pensare l’impensabile. Terza: se negli ultimi anni c’è sempre stato solo fumo, stavolta c’è anche un po’ d’arrosto. Il capogruppo del PLR Damien Cottier ha parlato sul «Blick» di un piano segreto per mandare a casa Cassis, dopo aver avuto le prove che un alto funzionario ticinese PLR è stato contattato (da qualche ignoto dell’area di centro-sinistra) per candidarsi alla carica di cancelliere della Confederazione, anch’essa vacante il 13 dicembre. L’operazione mirerebbe a portare Pfister in Governo, lasciando alla Svizzera italiana il contentino di una presenza in Governo. Il piano è un po’ cervellotico. La sinistra attaccherebbe il seggio di Cassis con il verde Gerhard Andrey. Il consigliere federale ticinese, snobbato dal Centro, non verrebbe superato da Andrey ma non avrebbe nemmeno i numeri per essere rieletto. Pfister a questo punto diventa la chiave di volta per uscire dall’impasse. Con il sostegno dei suoi e della sinistra compatti entra in Governo al posto di Cassis.
Dal canto suo, negli scorsi giorni, il grande vecchio dell’UDC Christoph Blocher ha definito «una provocazione» la coppia di pretendenti del PS, invitando «i suoi» a scegliere fuori dal ticket ufficiale. È ovvio che un’eventuale esclusione di Cassis appagherebbe i desideri di chi in modo più o meno esplicito vuol far saltare il banco, ma potrebbe anche innescare una reazione a catena incontrollabile, con conseguenze sulla stabilità del sistema per tutta la legislatura. Nel PLR, il timore di un agguato è palpabile. Lo stesso Cottier, dopo l’audizione dei due candidati socialisti, ha detto che il suo gruppo sceglierà una personalità del ticket ufficiale a condizione che il PS rispetti le regole del gioco nelle tornate precedenti. Detto altrimenti: non fate scherzi, perché se sgarrate, quando arriverà il vostro turno vi attenderemo al varco. Non a caso, fra le tante ipotesi, a Berna circola anche quella che il verde Andrey, seppur non candidato alla successione di Berset, possa essere «ripescato» dall’Assemblea federale ed essere eletto al posto di un socialista. Con quale prospettiva? Chi vivrà vedrà.
È un quadro avvincente per imbastire un dramma politico. Ma a ben guardare, le possibilità che si verifichi uno scenario di rottura restano minime. Lo stesso Pfister ha detto più volte che il suo partito non intende disarcionare i consiglieri federali che si ricandidano e che la richiesta di un secondo posto in Governo per il Centro entrerà in linea di conto quando ci sarà un seggio PLR vacante. Gli si può anche non credere, ma come politico di lungo corso, che ha assistito all’esclusione di Ruth Metzler e poi a quella di Christoph Blocher, Pfister sa quali effetti destabilizzanti può avere la rimozione di un consigliere federale. Il Centro, del resto, è in ascesa e se il trend favorevole continuerà, una revisione della formula magica si renderà inevitabile. Inoltre, tutti i partiti di Governo si tengono reciprocamente per il collo, perché da tempo hanno sottoscritto il tacito patto di votare i candidati ufficiali degli altri, affinché un domani vengano accettati i propri. L’UDC sembra essere riluttante a buttare all’aria il tavolo votando un socialista esterno al ticket. Sa che se lo farà, il giorno in cui dovrà sostituire Guy Parmelin il colpo le tornerà indietro. C’è poi un aspetto pratico non secondario. Per riuscire, i complotti hanno bisogno di una condizione per ora non soddisfatta: che restino segreti fino al mattino delle elezioni.