L'editoriale

Riconoscere il colore e il valore dei soldi

Tornare a insegnare ai giovani la gestione di un bilancio familiare e la corretta valutazione del «peso» dei soldi, potrebbe contribuire - un domani - a ridurre il rischio di non saper più come pagare le fatture
Giona Carcano
09.12.2025 06:00

Quando è stata l’ultima volta che avete pagato una pizza, o il pieno di benzina, con soldi contanti? La domanda sembrerebbe banale, eppure non lo è. Non lo è più. Allo stesso modo, una risposta incerta potremmo riceverla se chiedessimo a un ragazzo di indicare il colore delle banconote svizzere. Sì, i soldi fisici sono diventati degli oggetti secondari, vecchi. Non sono, da anni ormai, un mezzo di transazione finanziaria quotidiana. Preferiamo sbrigare il pagamento delle commesse o delle fatture con la carta di credito. Ma anche il formaggio del contadino preferiamo acquistarlo con Twint. È comodo, immediato, permette all’acquirente e al produttore di essere molto più vicini, raggiungibili ovunque. 

Siamo sempre più una società «contactless», spoglia di monete e banconote. In alcuni Paesi nordici, ma anche in Gran Bretagna, la stragrande maggioranza delle attività commerciali nemmeno accetta più il contante. Stiamo dunque perdendo la capacità di «vedere» il denaro, di sentirlo tra le mani, di toglierlo dal borsellino. Ed è lì che si nasconde il rischio. Perché privarsi di una banconota di 100 franchi è diverso che privarsi di 100 franchi elettronici. Il  risultato, però, è lo stesso: siamo più «poveri» di 100 franchi. La tecnologia legata alle transazioni finanziarie è un aspetto centrale delle società moderne: permette, appunto, scambi rapidi, semplici, sicuri. Paghiamo le nostre fatture senza muoverci da casa. Abbiamo il mondo letteralmente a portata di clic.

Eppure, come tutte le tecnologie, ci sono  punti critici. Uno di questi risiede proprio nell’educazione finanziaria, in particolare dei giovani. Ciò che inquieta è infatti la mancata attenzione all’utilizzo del denaro, specie nei giovanissimi. Spendere 3 franchi per un «bundle» di Fortnite, videogioco che spopola, non significa nulla per un ragazzino. E nemmeno fare un qualsiasi acquisto online. Il denaro non è più sinonimo di sacrificio, di ore passate sul posto di lavoro: è diventato un semplice numero sullo schermo. Perdere questo contatto con la realtà è grave. Significa che, un domani, se non educati o dotati degli strumenti necessari, quegli stessi giovani rischieranno di trovarsi con più facilità senza soldi in tasca e con il pericolo di essere esclusi dalla società.

Lo spaccato che emerge dal servizio a pagina 2 invita a riflettere. Associazioni come SOS debiti e Caritas lo fanno capire chiaramente: abbiamo un problema. Un problema anche di educazione al consumo e di gestione delle finanze personali. Al di là del potere d’acquisto, fortemente sotto pressione, sembra che abbiamo smesso di fare il passo secondo la gamba. Sempre più persone si trovano nell’incapacità di creare risparmi e di valutare le spese con il metro della realtà. Sullo sfondo, poi, c’è una società fondata sui consumi. A questo proposito, il direttore di Caritas, Stefano Frisoli, esprime un concetto centrale: «Siamo spinti a utilizzare tutto quello che abbiamo e a ipotecare tutto quello che non abbiamo». Con la conseguenza che, spesso, basta una spesa imprevista – o un rincaro del premio di cassa malati, altro aspetto che viene sempre più spesso sottolineato – per ritrovarsi sott’acqua. Tocca dunque a noi difenderci, costruire una prima barriera: a cominciare dalle famiglie e dalla scuola.

Anche l’iniziativa di Simona Genini, che arriverà in aula la prossima settimana, va in questa direzione. La deputata PLR evidenzia come, secondo ricerche recenti, solo il 57% della popolazione svizzera abbia una buona alfabetizzazione finanziaria. Il 38% dei giovani tra i 18 e i 24 anni risulta indebitato; il 47% rimane in debito per oltre 5 anni. Un campanello d’allarme che ha spinto Genini a chiedere l’inserimento nella scuola dell’obbligo dei principi «della responsabile gestione finanziaria personale» durante le ore di Civica. Politicamente parlando, vista la posizione della Commissione, la proposta non avrà un futuro in Gran Consiglio. Eppure, sollevare e discutere i temi dell’educazione finanziaria e del rischio di indebitamento è quanto mai necessario. Tornare a insegnare ai giovani la gestione di un bilancio familiare e la corretta valutazione del «peso» dei soldi, potrebbe contribuire - un domani - a ridurre il rischio di non saper più come pagare le fatture.