Detto tra noi

Splendidi ma utopici desideri

Quante volte anche a voi sarà capitato, sostando al tramonto in riva al mare, passeggiando su un solitario sentiero di montagna, oppure comodamente sdraiati all’ombra di una pianta, di pensare: «che bello sarebbe mollare tutto e ritirarsi per sempre in questi luoghi»
Mauro Rossi
01.07.2022 06:00

Questa estate anomala, arrivata con ampio anticipo e accompagnata da un’insolita e fastidiosa caldana, ha accentuato in tutti noi quella voglia di vacanza che si sviluppa con l’arrivo della bella stagione. Voglia di vacanza che si traduce nel desiderio di allontanarci da luoghi, volti e situazioni di tutti i giorni e di trascorrere un po’ di tempo in luoghi diversi da quelli della nostra quotidianità, lontani dal traffico e dalla frenesia che accompagna ogni nostro gesto o azione. E quando, finalmente, riusciamo a goderci anche solo qualche giorno immersi in queste atmosfere più semplici e a contatto con la natura, il primo desiderio che ci assale è di poter prolungare all’infinito tali situazioni.

Quante volte anche a voi sarà capitato, sostando al tramonto in riva al mare, passeggiando su un solitario sentiero di montagna, oppure comodamente sdraiati all’ombra di una pianta nel silenzio della campagna interrotto solo dal frinire delle cicale, di pensare: «che bello sarebbe mollare tutto, ritirarsi per sempre in questi luoghi abbandonando telefonino, computer, televisione, rinunciando all’automobile e tutte le altre diavolerie tecnologiche e trascorrere le giornate in modo sereno e tranquillo, accontentandosi di quello che la natura può offrire e ritornando ad una semplicità di vita che gli ultimi decenni sembrano aver cancellato».

Pensieri e desideri comuni, assolutamente legittimi ma che purtroppo si scontrano con una realtà totalmente diversa. Ossia con il fatto che le nostre vite e l’intera nostra struttura sociale ed economica all’interno delle quali si svolgono sono rette da meccanismi totalmente opposti a questa visione delle cose. Si basano infatti sulla produzione forsennata di beni e di servizi, che devono essere sempre più complessi e accattivanti in modo da stuzzicare continuamente in ciascuno di noi il desiderio di possesso, grazie al quale alimentare e sostenere questa enorme e complessa catena. Catena che se tutti, improvvisamente, decidessimo di spezzare, optando per una vita semplice, agreste, parca e priva di tutte le diavolerie e le complicazioni della moderna tecnologia, provocherebbe più guai di un cataclisma con conseguenze drammatiche, se non addirittura tragiche, per larga parte della popolazione, soprattutto per quella più fragile e dunque maggiormente imbrigliata in questo complesso giogo.

Meglio dunque lasciare che il desiderio di un ritorno ad una dimensione arcadica rimanga tale, o meglio, che questa dimensione possa essere goduta e assaporata solo durante qualche giorno di meritato stacco e riposo prima di ritornare a quella nostra dimensione quotidiana che è sì difficile e complessa ma che è, ahimè, indispensabile e necessaria affinché molti altri possano almeno per qualche istante coltivare il nostro stesso meraviglioso ma utopico sogno.