Tanti attori, ma il faro rimane il Governo

Dopo gli iniziativisti, è stato il turno dei partner sociali. Eppur si muove! vien da dire. Il Governo, a settimane di distanza da quel doppio sì sulle iniziative sulle casse malati, ha accolto a Palazzo delle Orsoline il mondo imprenditoriale, quello sindacale e fatto un passo in avanti. In realtà il cerchio non è chiuso, perché all’appello mancano altri partiti rispetto ai già sentiti PS e Lega, promotori dei testi avallati dai cittadini il 28 settembre, ma forze non politicamente rappresentative dell’intero arco istituzionale. Le consultazioni per essere rappresentative devono essere allargate, altrimenti diventano selettive. E sarebbe la cosa più sbagliata. Il Consiglio di Stato nel frattempo ha definito il «piano d’azione», in pratica si tratta del testo del presidente Norman Gobbi pubblicato inopportunamente sul Mattino e messo ora in bella copia per renderlo istituzionale. In attesa di azioni concrete è forse bene ricordare forte e chiaro che la volontà popolare non va interpretata, ma applicata. E questo va fatto nel lasso di tempo minore possibile. Con determinazione e cervello. Essere operativi l’anno prossimo, nel 2026 appare uno scenario illusorio, una forzatura, ma il 2027 è l’ultimo termine: siamo praticamente a fine 2025, ci attende l’ennesima battaglia per i conti preventivi che presentano misure per 120 milioni di franchi, purtroppo all’insegna dell’asimmetria dei sacrifici, con interventi pari a 80 milioni sul fronte delle entrate e solo della metà, 40 milioni su quello delle uscite. Immaginare in questo contesto di affrontare una scalata da 400 e più milioni (non una tantum ma in maniera ricorrente per un importo destinato a rincarare negli anni), appare operazione complicatissima. La «colpa» del Consiglio di Stato sta tutta nella leggerezza d’approccio, di essersi fatto cogliere di sorpresa dal doppio sì alle urne che si vedeva arrivare. È finanche incredibile che il Governo della concordanza e della prudenza si sia lasciato sopraffare, invece di avere già nel suo cassetto un paio di scenari da estrarre per mettere sotto pressione e di fronte a una parte di responsabilità la destra sostenitrice della deduzione fiscale e la sinistra favorevole a dare più sussidi. Una morsa che gli si è ritorta contro, resa tremenda dalla forza impressa dall’elettorato che ha abbandonato la propria ideologia per imporre la disperazione del doppio sì, forse nell’illusione che così si possa porre rimedio alla crescita esponenziale dei costi sanitari e, di riflesso, dei premi. Poi a generare ulteriore scompiglio si è messo il vertice dell’Istituto di studi superiori in amministrazione pubblica dell’Università di Losanna con una «geniale» uscita mediatica. In sostanza ha suggerito di scegliere quale delle due iniziative applicare, ritenendo impossibile, dal profilo delle finanze cantonali, renderle effettive entrambe. Sentitamente, a nome del popolo sovrano, ringraziamo per la perla di saggezza, irrispettosa nei confronti di una decisione popolare. Apprezziamo le valutazioni, quando sensate, dei tecnici dell’economia, ma non possiamo che suggerire il silenzio a coloro che invadono un terreno non loro. Questa uscita non porta nulla di propositivo, fa crescere ulteriormente la confusione laddove ne abbiamo già in abbondanza. È poi addirittura divertente il siparietto che hanno regalato i numeri uno di PS e Lega, dicendosi all’unisono «delusi del Governo». È un po’ l’unione delle forze di chi mostra orgoglioso i muscoli, nascondendo di fatto reciproche differenze e attriti. Un abbraccio di facciata davanti alle telecamere, pronti però a darsi nuovamente battaglia per tirare la coperta dalla propria parte. Si finge un interesse convergente, quando invece è solo di parte.
Il più recente passaggio a Bellinzona ha visto schierato un fronte che da anni si muove in Ticino come fosse un attore politico, quei sindacati storicamente legati ad aree partitiche, del Centro nella sua parte sociale o del PS. C’è poi l’economia, una sorta di new entry nell’arena, oggi particolarmente affrancata all’area di destra, in modo attivo sostenendo l’iniziativa «Stop all’aumento dei dipendenti cantonali» che potrebbe essere uno dei temi forti della campagna verso le Cantonali del 2027. Quello che deve essere chiaro è che, seppur con tutti gli appunti e i distinguo che si possono fare all’attenzione del Governo, portatore di molte responsabilità per l’immobilismo politico germogliato nel Cantone dell’iperbole dove ci vuole sempre una risposta a tutto che vada a foraggiare tutti grazie a un Parlamento accondiscendente di fronte ad ogni capriccio: è solo un Esecutivo forte che ci potrà levare dalle sabbie mobili. La speranza che un fronte unito di partiti si assuma questo impegno e faccia quadrato, non è solo tramontata, ma non ha mai visto l’alba. Ci vorrà il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo, per non finire nel baratro. Gli attori sono tanti, ma il faro – nonostante tutto – deve rimanere il Governo.

