Turismo: croce, delizia e piagnistei

In Ticino il turismo è un settore che negli anni si è guadagnato stima, rispetto e sempre più considerazione da parte degli attori che contano. Sono ormai lontani gli anni nei quali, anche per effetto di diatribe politiche ad ampio respiro, si era trovato al centro di polemiche e di piccoli e grandi giochi di potere. Come pure pare essere definitivamente tramontata la stagione dei direttori che, con parecchio pelo sullo stomaco, ne facevano d’ogni sorta e per emergere dalla mediocrità si erano erti a protagonisti arroganti con uscite pubbliche al limite del grottesco: come l’ormai storica e risibile sollecitazione a previsioni meteo più ottimistiche fatta da tale Giuseppe Stinca. Insomma se era prevista acqua, occorreva dire che ci sarebbe stato almeno un po’ di sole. Vent’anni più tardi possiamo dire che la serietà ha prevalso sull’arroganza, anche se, sempre a proposito di meteorologia, qualche volta da oltre San Gottardo (capita spesso a ridosso delle vacanze pasquali) qualche media in stretto schwyzerdütsch invita a non mettersi in colonna inventando di sana pianta un rischio pioggia a sud delle Alpi. Uscite risibili, anzi l’apoteosi del ridicolo. Oggi come non mai il turismo è tornato ad essere sinonimo di serietà a livello istituzionale, con un Governo e un direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia che considerano con attenzione le esigenze e le dinamiche di un comparto che genera circa il 10% del PIL e il 12% del totale dei posti di lavoro. E il bello è constatare che questo atteggiamento positivo è stato contagioso con un Gran Consiglio più maturo e propositivo nel discutere e confermare un sostegno da 18 milioni di franchi da parte della mano pubblica fino al 2025.
Oggi, a differenza di quanto accadeva ieri, le fasi altalenanti di euforia e depressione dei pernottamenti vengono vissute di regola con maggiore distacco e con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte per scrutare il domani e non la cifra sul foglio di carta posato sul tavolo tanto reale quanto, talvolta, effimera. I pernottamenti sono tanto, ma non tutto. Il 2022, prossimo ai titoli di coda, non è stato un brutto anno per il nostro turismo e a chi ha la memoria corta va ricordato che il primo trimestre era partito bene e che la Pasqua (la porta d’ingresso per la stagione turistica) era stata contraddistinta dal tutto esaurito; un weekend da record con strade intasate, piazze e parchi ben frequentati, alberghi pieni e ristoranti traboccanti di turisti scesi dal nord per gustarsi l’essenza del Ticino: il sole, le temperature miti, il lago e le montagne. Sensazioni positive confermatesi poi anche in estate e pure nel corso dell’eccezionale mese di ottobre con temperature elevate con non mai, tanto sole e quel tanto di acqua necessario per uscire dall’allerta siccità. I centri delle nostre città principali sono sempre più frequentati nel corso delle vacanze, come quelle godute in diversi cantoni nelle scorse settimane, con famiglie che hanno scelto il Ticino come meta per qualche giorno di stop. A testimoniarlo anche le sempre più costanti e permanenti colonne ai due portali della galleria autostradale del San Gottardo. Forse il Ticino non sarà ancora terra di grandi eventi ad ogni week end, ma da settembre appuntamenti catalizzatori non sono mancati a Lugano, Mendrisio e Bellinzona, mentre sappiamo che Locarno dà il meglio di sé nel pieno dell’estate. Eppure c’è chi non è contento, chi si lamenta perché vorrebbe sempre il bicchiere strapieno. La realtà dei fatti dimostra che stiamo uscendo dalla stagionalità in senso stretto, anche perché le stagioni sono sempre più sfuggenti e spesso facciamo fatica a cogliere in quale stiamo vivendo. Il turismo sta diventando un fenomeno permanente, con naturali picchi e normali cali, ma sentire il presidente di HotellerieSuisse Lorenzo Pianezzi lamentarsi perché «l’occupazione è al 20% e stiamo sprecando occasioni d’oro» in questa settimana di novembre che «si prospetta povera in termini di occupazione degli alberghi», una situazione – ha aggiunto – che «ci impedisce di coprire i costi» un pochino indispone. Le difficoltà di questa difficile stagione economica non sono esclusive degli albergatori, concernono anche coloro (nel pubblico e nel privato) che secondo gli attori del turismo dovrebbero organizzare eventi a profusione. I costi dell’energia, delle materie prime, unitamente alla situazione del franco forte che è tornato a generare colonne nel week end verso l’Italia per il turismo degli acquisti e della ristorazione sono purtroppo una realtà. E non saranno i piagnistei degli attori protagonisti del turismo a cancellarle come per magia. Il lamento spesso produce l’effetto opposto di quello cercato e al turismo, da sempre croce e delizia, non servono davvero masochistici boomerang.