L'editoriale

Ucraina: un anno di guerra senza vinti e vincitori

Putin e Biden sfoderano la retorica nel loro scontro a distanza, ma il conflitto in atto pesa sul mondo intero
Osvaldo Migotto
22.02.2023 06:00

La guerra scatenata da Mosca contro l’Ucraina il 24 febbraio del 2022 sta per lasciarsi alle spalle il primo anno di combattimenti, con un bilancio spaventoso in termini di vite umane perse e di infrastrutture ucraine distrutte. Miliardi di dollari sono stati letteralmente ridotti in fumo nel corso di un conflitto che, come spesso accade, ha toccato pesantemente anche i civili. Oltre a morti e feriti si contano a milioni le persone che hanno dovuto lasciare le loro case devastate dai bombardamenti, per cercare di mettersi in salvo. Altri, più sfortunati, hanno dovuto subire la deportazione in Russia. Per non parlare delle vittime di torture ed esecuzioni sommarie. Atti terribili che il Cremlino nega spudoratamente, ma che sono stati comprovati da indagini indipendenti a cui hanno preso parte anche ricercatori svizzeri.

Una spietata aggressione armata che ieri il presidente-dittatore Vladimir Putin ha «trasformato», nel corso del suo discorso sullo Stato della Nazione davanti alle autorità politiche e militari del Paese, in un’azione di difesa russa di fronte a un Occidente aggressivo che con «una guerra ibrida» intenderebbe «eliminare per sempre la Russia». Ma al di là della tradizionale retorica antioccidentale, il leader del Cremlino ieri è tornato a rilanciare, anche se in modo indiretto, la minaccia nucleare. In effetti lo «zar» ha annunciato, nella fase finale del suo lungo intervento, che la Russia sospenderà l'applicazione del New Start, ossia il trattato sottoscritto con gli Stati Uniti sulla limitazione delle testate atomiche. Un annuncio che ha messo in allarme Washington e la NATO, che hanno subito definito «irresponsabile» tale decisione. Anche se, va detto, ieri in serata Mosca ha precisato che la Russia continuerà a rispettare i limiti del New Start finché questo sarà in vigore (2026) e di essere comunque disposta a rivedere la sua decisione qualora «Washington dimostrasse la volontà politica di una de-escalation».

Una de-escalation, o meglio ancora una tregua, che tutti auspicano ma che finora il Cremlino si è detto pronto a prendere in considerazione solo alle sue condizioni, vale a dire l’annessione di una parte del territorio ucraino caduto in mano all’esercito di occupazione. Un diktat che Washington e i suoi alleati occidentali non sembrano disposti ad accettare. Un chiaro segnale in tal senso è venuto lunedì dagli USA con la visita del presidente Joe Biden a Kiev, dove ha ribadito l’impegno americano nel sostenere militarmente l’Ucraina di fronte all’invasione russa. La determinazione dell’attuale inquilino della Casa Bianca nel difendere le democrazie europee di fronte alla minaccia russa è stata confermata ieri nel corso della sua visita a Varsavia. Ma anche da parte americana la retorica non è mancata. «La NATO è più forte che mai» ha detto Biden nel discorso tenuto nella capitale polacca, ma ha forse dimenticato che la Turchia di Erdogan, che è dotata del secondo esercito più potente dell’Alleanza Atlantica, è da mesi che sta ostacolando l’entrata della Svezia nella NATO. Per non parlare della carenza di munizioni che comincia farsi sentire a causa dei consistenti aiuti militari forniti a Kiev negli ultimi dodici mesi.

Va inoltre ricordato che la determinazione con cui il Commander in chief statunitense sostiene la causa ucraina, oggi non trova più lo stesso entusiasmo del passato da parte dell’opinione pubblica americana. Un recente sondaggio indica che meno del cinquanta per cento della popolazione condivide il forte impegno americano a sostegno dell’ex Repubblica sovietica. In Russia, dove chi contesta la guerra in Ucraina finisce in galera, sondaggi attendibili in tale ambito non ne esistono, ma lo «zar» si rende conto che una parte non indifferente della popolazione ha altre priorità. Per questo nel discorso tenuto ieri di fronte alle élite del Paese non ha mancato di mandare segnali positivi a tutti i russi, promettendo la vittoria ma anche investimenti e aiuti a favore dei cittadini.

Sta di fatto che «l’operazione militare speciale», come il Cremlino definisce la guerra in atto contro Kiev, non ha finora portato a Mosca i frutti sperati e la minaccia di un possibile ricorso al nucleare sta a sottolineare che con le armi convenzionali i russi faticano ad avanzare sul terreno. La guerra lampo con cui Mosca mirava al rovesciamento del regime di Kiev ha sì sorpreso il mondo intero, ma non ha portato gloria a Putin. L‘aggressione russa si è infatti trasformata in un conflitto di logoramento che al momento non ha né vincitori, né vinti. Le conseguenze però stanno pesando sull’intero pianeta, con l’inflazione in ascesa in numerosi Stati, mentre pericolose carenze alimentari minacciano i Paesi più poveri.

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