L'editoriale

Un palazzo come vero banco di prova

Dopo mesi e mesi di attesa, per il futuro comparto della Giustizia nel Luganese la decisione del Governo, comunicata giovedì in una nota stampa che definire «ermetica» è un eufemismo, è stata quella di attendere ulteriormente
Paolo Gianinazzi
12.07.2025 06:00

Dopo mesi e mesi di attesa, per il futuro comparto della Giustizia nel Luganese la decisione del Governo, comunicata giovedì in una nota stampa che definire «ermetica» è un eufemismo, è stata quella di attendere ulteriormente. Per conoscere il destino logistico del terzo potere dello Stato, dunque, occorrerà aspettare altri mesi. Altre valutazioni e altri approfondimenti. Iter che durerà perlomeno fino alla fine di ottobre (per essere ottimisti). Andrebbe anche detto, a questo punto, che la decisione di prolungare ulteriormente i tempi è il primo vero effetto concreto prodotto dal tanto discusso «mini-arrocco» avallato all’unanimità dal Consiglio di Stato. Non è infatti un segreto che pure Claudio Zali, che dal primo settembre diventerà il responsabile politico del settore Magistratura, abbia le sue idee (forse diverse da quelle di Norman Gobbi e del cosiddetto «comitato guida») in merito al futuro logistico della Giustizia. E non è un caso che - sempre nell’ermetica nota stampa -, oltre ai 38 progetti analizzati nel contesto della «grida pubblica» indetta dal Consiglio di Stato nel novembre 2024, siano spuntati, di punto in bianco, «ulteriori scenari frattanto identificati a livello cantonale». Scenari che, evidentemente, hanno contribuito al rinvio deciso dall’Esecutivo.

A questo punto, dunque, siamo molto curiosi: quali sono questi «ulteriori scenari»? E, soprattutto, come si intrecceranno (se lo faranno) con le offerte che il Governo ha ritenuto interessanti? Per il momento ci è stato impossibile ottenere informazioni al riguardo: nessuna «persona di contatto» nel comunicato stampa. D’altronde, oggi quel dossier appartiene a Gobbi, fra meno di due mesi sarà nelle mani di Zali. Effetti concreti, si diceva. Il ritardo su questo fronte, va aggiunto, non è privo di conseguenze. Il Governo ha infatti chiesto ai proponenti delle offerte ritenute interessanti di tenerle «bloccate» ancora per qualche mese. Non senza qualche grattacapo.

Non è un caso che lo stesso sindaco (leghista) di Lugano, Michele Foletti, non abbia certo usato parole entusiaste nel commentare, interpellato dal Corriere del Ticino, la decisione del Consiglio di Stato. L’allungamento dei tempi, per la Città, rappresenta una complicazione non da poco, sia nel gestire il futuro del Polo sportivo e degli eventi, sia nell’immaginare il futuro logistico dell’amministrazione comunale. Un ritardo che, se prolungato troppo, potrebbe poi comportare costi economici non indifferenti. Per la Città, sì, ma anche per quei privati che, se decideranno di farlo, dovranno bloccare la propria offerta per diversi mesi. Tutto ciò senza dimenticare il vero nocciolo della questione: una soluzione logistica nel terzo potere dello Stato è attesa da anni. E il dossier ha già subito un’importante battuta d’arresto con la bocciatura popolare dell’acquisto di Palazzo EFG in via Franscini. Battuta d’arresto che ha costretto tutti, in sostanza, a ripartire da zero. Quello stesso dossier, dunque, non ha certo ora bisogno di ulteriori tentennamenti. Pena ritardare il tutto, nuovamente, per altri anni. Va pure detto che qualche mese di ritardo non rappresenta certo la fine del mondo. E che è inutile fare ora un processo alle intenzioni del Governo, senza sapere quali soluzioni proporrà. Non è detto, infatti, che la proposta che sarà presentata (speriamo) a fine ottobre sia ottimale per tutti. E riesca in poco tempo a sbloccare la situazione.

A questo stadio, però, è certo che il dossier del futuro logistico della Giustizia ticinese sarà (tra i tanti) uno dei primi veri banchi di prova - molto concreto e per nulla astratto - per i due «ministri» leghisti nel corso del brevissimo anno e mezzo che ci separa dalle elezioni cantonali. Un banco di prova, dunque, anche di come funzionerà il passaggio di testimone (tra i due consiglieri di Stato) di dossier impostati da un «ministro» e che, teoricamente, dovrebbero essere poi conclusi dall’altro. Parlare di «spoliticizzazione» del processo di nomina dei magistrati - una delle priorità indicate da Zali - è certamente importante. E siamo sicuri che la proposta del «ministro» giungerà in tempi brevi. Ma non occorre essere un indovino per capire che, al netto dell’idea che verrà messa sul tavolo, per essere attuata (se mai sarà possibile) la stessa richiederà anni e un grande sforzo di dialogo con il Gran Consiglio, non certo il punto di forza di Zali. E così, sicuramente, tale proposta sfocerà nella prossima legislatura. Il dossier logistico del futuro Palazzo di Giustizia, invece, è uno di quei temi che teoricamente potrebbe (anzi, dovrebbe) essere portato a compimento - perlomeno nel suo iter politico - entro la fine della legislatura. Il «mini-arrocco» sarà giudicato anche (se non soprattutto, visto il poco tempo a disposizione) da progetti concreti come questo e non da idee astratte che richiederanno anni per essere portate a termine.