Un viaggio «federale» tra incognite e speranze

La Berna politica che si ferma per accompagnare e festeggiare in Ticino il presidente della Confederazione è un evento che non si vedeva dal 1998 quando questo onore toccò a Flavio Cotti. Ieri alle 10.30 le Camere hanno sospeso i lavori e parte dei parlamentari sono saliti sul treno speciale per Ignazio Cassis che sul tragitto ha raccolto l’abbraccio e la stretta di mano di autorità e politici dell’intero arco istituzionale. Perché, e questo è il bello della Svizzera, quando c’è lo scontro politico nessuno si risparmia nel fare valere le proprie idee, ma davanti a un buon bicchiere e in occasione di un momento spensierato i nostri politici hanno anche la capacità di lasciarsi andare. È quanto si nota anche nelle serate bernesi, uomini e donne d’ogni credo politico a bere una birra o un digestivo prima di coricarsi in vista della giornata che li attende sin dal buon mattino. L’ambiente gioviale ieri Cassis lo ha vissuto nel suo Ticino alla presenza di chi si è sobbarcato il viaggio in treno in direzione del nostro cantone e il rientro ieri sera tardi. C’era l’intera deputazione ticinese e non poteva essere diversamente perché ognuno dei membri è cosciente che la loro presenza sarebbe passata inosservata, mentre l’assenza notata in maniera roboante. Intanto, con grande insistenza, negli ultimi giorni tutti si stanno prodigando a tracciare un bilancio dell’attività di Cassis presidente e consigliere federale. Fossi in lui farei in maniera insistente gli scongiuri: non credo ai bilanci intermedi, mentre quelli definitivi si fanno quando qualcosa finisce. Oggi, al netto di tutte le speculazioni che in politica è lecito fare, non è proprio il caso. Va bene discutere di come Cassis ha gestito i dossier e gli approcci, ma pretendere di stilare delle somme è davvero prematuro. Cassis nelle dichiarazioni di ieri ha voluto essere raggiante e rassicurante, usando due termini: «difficile» e «nervosismo». Parole usate nell’intento di esorcizzarne la connotazione negativa e presentando il suo volto come quello positivo della coesione della nostra nazione. È fuori dubbio che i comunicatori hanno lavorato per giungere a questa formulazione e che Cassis ha bisogno di ricostruire la sua immagine. Constatato come i consiglieri siano molto attivi oggi, vien da chiedersi dove fossero gli strateghi di un dipartimento monstre come quello degli Affari esteri quando c’era da ragionare su questioni delicate quali la neutralità e da chi sia stato pensato il concetto di «neutralità cooperativa», un tentativo goffo e imprudente di intervenire su una materia estremamente delicata. Il Consiglio federale ha stoppato il progetto, lo ha fatto con eleganza, ma la sostanza non cambia: la bocciatura è evidente. È incredibile il fatto che Cassis non abbia sondato l’aria che tirava, magari tessendo alleanze coi colleghi prima di agire. Invece ha deciso di lanciarsi senza il paracadute. Inoltre (da sempre) c’è la stampa d’opinione (svizzero tedesca ma anche romanda) che non perde occasione per dargli contro e questo, ovviamente, nuoce alla sua immagine. Ma nessuno sa dire quale sia il suo appeal sui temi dato che il suo Dipartimento non ha conosciuto votazioni popolari. Altri colleghi hanno per contro subito disfatte popolari, ad esempio Simonetta Sommaruga sul CO2 e sulla Legge sui media. La Svizzera è talvolta strana: se Cassis sbaglia è solo colpa sua, se un altro consigliere federale viene smentito, lo smacco è dell’intero Consiglio federale. Governo che, questo è fuori di dubbio, manca di leader e leadership. Oggi nessuno sa dire cosa ci riserverà il 2023 dopo le elezioni federali, si può formulare ogni genere di speculazione, ma sarebbe operazione sterile. I gufi, anche (o soprattutto?) in Ticino non mancano e qualcuno se ne farebbe un baffo se perdessimo il «nostro» consigliere federale. Purtroppo la memoria è sempre corta e non tutti ricordano (o scientemente dimenticano) i piagnistei lunghi oltre vent’anni prima di ritrovare la Svizzera italiana tra i sette saggi. A chi reputa che oggi in potenza ci siano consiglieri federali migliori di Cassis, non resta che rispondere che il discorso vale anche per gli altri sei.