FFS vicine al collasso

A fine marzo le Ferrovie federali hanno presentato il loro progetto di orario 2024 ai Cantoni romandi. I tempi di percorrenza dei collegamenti ferroviari nella Svizzera francese verranno sorprendentemente prolungati e molte corrispondenze non saranno più garantite. Non temporaneamente, ma almeno fino al 2032. La ragione? Le ferrovie spiegano che a rendere inevitabile il rallentamento delle percorrenze fra le principali città romande sono i miglioramenti da realizzare urgentemente sulla rete e negli snodi, lavori durante i quali le FFS devono poter disporre «di maggiori riserve nello sfruttamento della rete». La Conferenza dei direttori cantonali dei trasporti della Svizzera occidentale è andata su tutte le furie, come indica il titolo del Comunicato stampa di alcuni giorni fa: «Il rimedio è peggio del male». Riunite in seduta straordinaria, le autorità competenti dei Cantoni romandi hanno deciso di rimandare al mittente le proposte. Sono disponibili ad intavolare una discussione con le FFS ma non su queste basi inaccettabili. «Su alcune tratte principali - denuncia la Conferenza - l’orario cadenzato dei treni viene modificato e i collegamenti con il traffico regionale in parecchie fermate vengono ridotti. Il balzo avanti nell’offerta che è stato possibile realizzare negli ultimi due decenni grazie al progetto Ferrovia Duemila è ormai compromesso». La decisione delle FFS cade d’altronde dopo un periodo infausto: la pandemia e soprattutto il collasso dei collegamenti dovuto a ripetuti incidenti sulla rete ferroviaria romanda, che avevano spinto lo scorso anno le autorità a denunciare «la volnerabilità della rete attuale basata su una sola linea ferroviaria principale» e a chiedere «una seconda linea fra Losanna e Ginevra, indispensabile su un asse che trasporta 20.000 viaggiatori all’ora». Mentre i Cantoni dell’Arco lemanico si aspettavano miglioramenti radicali, ecco che, per ovviare ai problemi di una rete che non è in grado di assorbire il forte incremento del traffico, le FFS propongono … dei peggioramenti dell’offerta per una durata di quasi dieci anni. I Cantoni romandi denunciano il fatto che l’orario proposto è incompatibile «con le decisioni di politica dei trasporti plebiscitate a più riprese dalle Camere federali e dal popolo» e «rimette in discussione l’obiettivo dell’aumento della parte modale dei trasporti pubblici, indispensabil per raggiungere gli obiettivi climatici». Qui sta probabilmente il punto dolente. Autorità politiche e FFS hanno considerato adeguatamente e anticipatamente le conseguenze che ha l’obiettivo di un trasferimento importante della mobilità individuale dalla gomma alla rotaia? E in particolare le capacità e le performance della rete a fronte di un incremento sostanziale dei viaggiatori? Il trasferimento su rotaia avviene se in termini di tempo e di collegamenti capillari (nonché di prezzi) il treno risulta conveniente. Se, invece, i tempi di percorrenza vengono rallentati e i collegamenti col traffico regionale non sono più garantiti in modo efficace… I treni a due piani non bastano: l’ampliamento della rete è inevitabile. Bisogna paradossalmente rallegrarsi del fatto che il trasferimento del traffico individuale dalla gomma alla rotaia sia rimasto invariato dal 2005 ad oggi. L’incremento notevole del traffico ferroviario viaggiatori è infatti dovuto ad un altro fenomeno: all’importante aumento della popolazione. Il traffico motorizzato individuale (che in Svizzera è di gran lunga quello privilegiato per spostamenti e per distanze) è cresciuto proporzionalmente a quello ferroviario negli ultimi dieci anni. Per fortuna, vien da dire. Cosa sarebbe successo al tanto decantato sistema ferroviario elvetico se negli ultimi anni ci fosse stato, oltre ad un aumento della popolazione, un travaso repentino e rilevante dalla gomma alla rotaia in assenza di un’adeguato sviluppo della rete?