Pensieri dal battellino

Giù le mani, giù dal pero

Ogni sciopero ha i suoi slogan, ogni campagna i suoi eroi
Bruno Costantini
02.03.2024 06:00

«Giù dal pero», mi ha intimato Asia balzando come un felino sul battellino mentre stavo ricoprendo con un telone le casse di Barbera fatto col mulo prima della traversata verso Caprino sotto la pioggia. Mica come i manifestanti statali che giovedì a Bellinzona hanno avuto la fortuna di protestare all’asciutto. La mia amica microinfluencer del lago e content creator ci è andata per capire se ci fosse materia per una sua «cruel story» e lì è stata fulminata dallo slogan «Giù dal pero, scioperiamo per davvero». Il Paese è un po’ giù e più è giù più spuntano i giù. Si era iniziato nel 2008 con «Giù le mani dalle Officine», poi declinato in altri modi (come «Giù le mani dagli ospedali»), e ora siamo al pero (magari passando per il Lele da Carì con la sua variante bonsai «giù dal mirtillo»). Alle Officine la situazione era grave, le Ferrovie volevano chiudere baracca e burattini e lo sciopero fu vero e duro, in alcune circostanze si giunse quasi alle mani, niente a che vedere con quanto avvenuto l’altro ieri nell’impiego pubblico cantonale. Dietro a quello sciopero entrato nella storia svizzera vi fu la mobilitazione dell’intero Ticino, di autorità civili e persino religiose, di cittadini comuni indignati per l’atteggiamento dei balivi delle FFS dalla scarsa sensibilità politica e comunicativa, poi redenti con il progetto di nuovo stabilimento industriale a Castione. La stessa mobilitazione ci sarà anche per gli statali scontenti? Il vescovo dirà messa per loro? Mah. Giù dal pero, viene da dire.

Sul fronte della comunicazione politica Asia s’è appassionata anche alla votazione federale di domani sull’iniziativa popolare dell’USS per l’introduzione della tredicesima AVS. La campagna ha offerto spunti curiosi. Il fronte contrario è andato a ripescare cinque ex consiglieri federali, i quali, anziché stare zitti come da sana tradizione elvetica per chi ha lasciato il vertice del potere, hanno colto la palla al balzo per ritornare sulla scena a dire la loro tramite una lettera indirizzata ai pensionati d’oltre San Gottardo invitandoli alla responsabilità. Scelta azzeccata? Per esempio, il popolare e simpatico Adolf Ogi è stato travolto da una cosiddetta «shitstorm», avendo forse sottovalutato il fatto che anche la base del suo stesso partito, l’UDC, è divisa e che fare la morale sul borsellino dei pensionati non è un’idea geniale. A Berna c’è chi è sceso in piazza contro l’«ingerenza arrogante» dei cinque «pensionati di lusso» accusati di avere perso il contatto con la gente comune. Giù dal pero, suggerisce Asia sghignazzando.

Al di là del risultato che uscirà dalle urne, la vera trovata comunicativa l’hanno avuta sindacati e sinistra che per sostenere l’iniziativa hanno giocato la campagna sul grande capo di UBS Sergio Ermotti. Ma non per additarlo, secondo la loro collaudata visione, come simbolo di un capitalismo finanziario affamatore di popoli, come detentore di fortune che, anche se guadagnate onestamente, portano comunque una colpa morale intrinseca. Nulla di tutto ciò: stavolta Ermotti, a sua insaputa, è stato trasformato nel ricco buono che incasserebbe sì, anche lui, la tredicesima AVS, plafonata, ma pagherebbe una montagna di contributi sul suo stipendio milionario, partecipando così al finanziamento di qualche decina di tredicesime. Tutto verissimo. L’audace e paradossale mossa comunicativa dei sostenitori dell’iniziativa sarà premiata domani? Ermotti diventerà l’eroe dei pensionati svizzeri? Qui però la mia amica è un po’ confusa: dove ci collochiamo rispetto al pero?

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