Grosse nubi sul francese

La città di Berna - capitale della Svizzera plurilingue e di un Cantone bilingue - sopprimerà a partire dal prossimo anno le sue classi bilingui. A deciderlo è stata la giovane municipale dei Verdi responsabile dell’Istruzione, Ursina Anderegg. La decisione è stata presa senza consultazioni e senza discussione in Consiglio comunale: ha messo tutti, genitori degli alunni compresi, di fronte al fatto compiuto. Il progetto era stato avviato nel 2018 con il sostegno scientifico dell’Alta scuola pedagogica del Cantone. Frequentate da un centinaio di alunni dei cicli scolastici 1 e 2, le classi ricevono un insegnamento in cui paritariamente tedesco e francese sono lingua uno. Un successo dal punto di vista pedagogico e dei risultati. La decisione abrupta ha scatenato una ridda di critiche. La granconsigliera liberale Claudine Esseiva ha chiesto al Canton Berna una presa di posizione, visto che la promozione del bilinguismo figura fra le priorità dichiarate del Cantone che ospita il Governo e l’Assemblea federali: «È un tradimento della Città nei confronti del Cantone». Il Consiglio di Stato dovrebbe rispondere in giugno e si preannuncia un bollente dibattito politico alla vigilia del nuovo anno scolastico. La direttrice del Forum del bilinguismo, Virginie Borel, vede nella decisione un segnale allarmante: «Berna, capitale e simbolo del federalismo, non vuole più il francese! Un segnale catastrofico nel momento in cui diversi cantoni svizzero-tedeschi rimettono in discussione l’insegnamento del francese nelle scuole primarie». Che il francese stia perdendo importanza nel Cantone bilingue Berna, a guardar bene, non sorprende. Infatti, la secessione del Giura bernese - ormai compiuta con il passaggio anche di Moutier al Canton Giura - ha ridotto il numero dei Comuni e dei cittadini francofoni del Canton Berna. E quindi, de facto, l’importanza del francese. Che tuttavia una giovane municipale di Berna dimostri, col suo atteggiamento sbrigativo, di non capire l’importanza sistemica del bi- e plurilinguismo è davvero un brutto segnale. Purtroppo non isolato. A inizio d’anno, a Zurigo, è infatti stata inoltrata l’ennesima mozione volta a far slittare l’insegnamento del francese (considerato poco rilevante a fronte dell’importanza globale dell’inglese) dalle elementari alle medie. La diatriba sull’insegnamento precoce del francese (Früfranzösisch) nelle scuole primarie della Svizzera tedesca dura da decenni. Per ammansire i Cantoni che volevano l’insegnamento precoce dell’inglese e nel contempo preservare quello di una lingua nazionale come il francese, la Conferenza svizzera dei direttori dell’istruzione - d’intesa il Consiglio federale che minacciava di intervenire con norme nazionali in caso di impasse - ha optato per un compromesso. Il modello adottato è il cosiddetto 3/5, ovvero l’insegnamento alle elementari di una seconda lingua nazionale e dell’inglese, ma lasciando i cantoni liberi di scegliere quale lingua insegnare in terza e quale in quinta. Finora la formula ha tenuto. Nel 2006 e nel 2017 gli zurighesi hanno respinto col 60% di No iniziative volte ad insegnare una sola lingua straniera alle elementari, l’inglese. Ma lo scorso mese di febbraio, granconsiglieri del Centro, UDC e Verdi liberali hanno depositato una mozione che vuole abrogare il «früfranzösisch». Le premesse del nuovo dibattito sono pessime per il francese. L’inglese è ormai lingua corrente a Zurigo e i risultati del rapporto VECOF sulle competenze linguistiche degli studenti svizzeri sono impietosi: i giovani svizzeri tedeschi non raggiungono il livello richiesto in francese (e i romandi in tedesco), mentre tutti riescono in inglese. Il Consiglio di Stato zurighese respinge la mozione: «Il modello 3/5 è un successo e permette a Zurigo di continuare ad insegnare l’inglese prima del francese. In caso di mancata armonizzazione cantonale sull’insegnamento delle lingue, la Confederazione prescriverebbe la priorità dell’insegnamento delle lingue nazionali e anche Zurigo dovrebbe adeguarsi. Una fuga in avanti unilaterale del Canton Zurigo avrebbe inoltre conseguenze negative per la coesione federale». Sagge parole. Ma quanto conta ancora la coesione federale per i giovani svizzeri?