Il commento

Il calzino bucato di re Carlo

Registrata ovunque una comprensibile ilarità per il difetto nel guardaroba di uno dei signori più ricchi del pianeta — Buffo che l’uomo a corto di calzini nuovi si prepari ad apparire come la stella dello spettacolo più sgargiante dell’anno
Antonio Caprarica
22.02.2023 22:15

La foto di re Carlo III con un calzino bucato in visita nella moschea di Brick Lane, a Londra, ha fatto il giro del mondo. Registrata ovunque una comprensibile ilarità. Va bene che, come insegnano tutti i manuali per gentiluomini, nessun signore che sia tale indosserebbe mai un abito o un paio di scarpe senza che siano stati prima consumati dal maggiordomo. Ma un buco sull’alluce sembra troppo, tanto più per un sovrano. E uno inevitabilmente si chiede a che cosa servano i circa mille dipendenti della corte di san Giacomo se non si trova nemmeno una domestica capace di rammendare (se proprio necessario) i calzini di Sua Maestà.

Non è la prima volta che mi capita di registrare, anche personalmente, una certa sciatteria nei guardaroba reali. Ricordo di aver osservato con stupore, nella sua visita in Campidoglio nell’autunno del 2000, l’orlo scucito della gonna di Elisabetta II. Per una signora con una sartoria personale di 20 addetti l’inconveniente sembrava inconcepibile. Nella circostanza non ci furono punizioni, mentre nel caso del calzino di Carlo, Camilla ha preso in mano la situazione e ha licenziato in tronco le due cameriere responsabili della svista. Suppongo che, ad avercele, lo avrebbe fatto anche mia moglie.

Scartando l’idea che il re d’Inghilterra, uno dei signori più ricchi del pianeta (per quanto infinitamente meno dei vari Musk, Gates e Bezos), non abbia i soldi per un paio, o più, di calzini nuovi , l’episodio per quanto minimo chiarisce l’abisso di mentalità tra gli inglesi (e i nordici in generale) e noi latini, italiani in particolare. Tra la cultura – la nostra – della «bella figura» e quella – la loro – che bada alla sostanza. E, in mancanza, alla rappresentazione.

Il buffo, in effetti, è che l’uomo a corto di calzini nuovi si prepara ad apparire come la stella dello spettacolo più sgargiante dell’anno . «Operation Golden Orb», ovvero Operazione Globo Dorato, è ormai in preparazione da mesi e il 6 maggio produrrà a Londra uno show che non si vede da settant’anni esatti: un’incoronazione reale. Puro teatro in mondovisione. Non è un caso che Shakespeare sia nato da quelle parti.

È fantastico lo sfarzo e la maestosità dell’apparato allestito per posare la corona sulla testa di Carlo e della sua sposa Camilla, nella grandiosa cerimonia sotto le arcate gotiche di Westminster Abbey. Seguono tre giorni di festa e ubriacature che serviranno a far dimenticare agli inglesi i fallimenti della Brexit e la crisi economica: inflazione alle stelle, crescita zero e salari al palo. Beviamoci sopra qualche pinta di birra , e God save the King!

Al povero Carlo magari non dispiacerebbe che facesse lo stesso anche quel reprobo del figlio Harry. Ma nessuna nuova da quel di Montecito. Le memorie del duca di Sussex hanno superato nelle vendite perfino quelle degli Obama, entrando di diritto tra i maggiori successi editoriali di sempre. Peccato per i Sussex che non sia conseguito un pari successo sociale. Pare che i «great and good», i ricchi e potenti di Hollywood, li scansino come la peste, e perfino l’incontenibile Meghan si è ammutolita. A Palazzo dicono che i negoziati con gli «esuli», per convincerli a venire a Londra per l’incoronazione, si siano arenati di fronte alle loro impossibili richieste. I duchi replicano per interposta persona che del presunto cartoncino d’invito spedito da papà Carlo loro non hanno traccia, e non possono decidere nulla se prima non lo ricevono. Ma gli è fin troppo chiaro che se non vanno all’intronizzazione del re, Harry sarà accusato di aver sabotato la giornata più importante nella vita del padre e se ci vanno rischiano di finire in galleria con i reali «minori» o addirittura fischiati dal pubblico per strada.

Anche Carlo però fronteggia un dilemma non da poco. Ha bisogno del ritorno del figliol prodigo per tacitare i repubblicani che contestano una monarchia abbandonata perfino dal figlio del re. Ma non può fare le concessioni richieste dal cadetto per non rischiare la rottura con William, deciso a ignorare il fratello che giudica Kate una regina di ghiaccio e lui uno stolido e mediocre opportunista. Dopo tutto, si capisce che per Sua Maestà un buco nel calzino sia l’ultimo dei problemi.