Il ruolo e gli errori delle banche centrali

Le banche centrali sono istituti che, per loro natura, dovrebbero sempre conseguire grossi utili. Infatti, mentre nelle aziende normali, siano esse bancarie, industriali, commerciali o d’altro genere, tutto il passivo costa in termini di interessi o dividendi, nelle banche centrali esso è in parte notevole gratuito. Si pensi alle banconote, sulle quali non vengono pagati interessi. In Svizzera il 31 dicembre 2023 ascendevano a 76.321 milioni. Inoltre se le banche centrali mettono in circolazione esclusivamente la quantità di moneta necessaria per lo svolgimento dei pagamenti e per le tesaurizzazioni, anche su questa posta del passivo non sono costrette a pagare una rimunerazione. I grossi profitti derivanti da tali vantaggi spettano ai cittadini come compenso per il diritto esclusivo di creare moneta che questi hanno attribuito alle banche centrali stesse. Il pagamento dovrebbe avvenire mediante bonifici ai cittadini oppure, visto che un sistema del genere sarebbe laborioso, mediante una riduzione lineare delle imposte.
Ho cercato di tratteggiare comportamenti ideali. Purtroppo la realtà ne differisce sostanzialmente. La Banca centrale europea, abbandonando quello che dovrebbe essere l’unico obiettivo di un istituto di emissione, ossia la stabilità dei prezzi, ha assunto il compito, forse cedendo a pressioni politiche, di salvare dall’insolvenza certe banche o enti pubblici. A tale scopo ha acquistato enormi quantità di titoli, quindi ha assunto grossi rischi e creato una quantità eccessiva di moneta. Anche la Banca nazionale svizzera (BNS) è uscita dal seminato, ma con finalità diverse. Per favorire gli esportatori ha cercato di opporsi alla forza del franco comperando importi altissimi di divise estere, correndo rischi assai elevati e mettendo in circolazione troppo denaro. Il sorgere di spinte inflazionistiche ha poi aperto gli occhi ai banchieri centrali, i quali sono stati indotti a rivedere il loro comportamento, sia pure con molto ritardo, in senso più restrittivo. Tuttavia hanno effettuato il cambiamento solo a metà poiché, se da un lato hanno aumentato i tassi di interesse, dall’altro hanno ridotto solo parzialmente la sovrabbondanza di denaro in circolazione. Ciò spiega ad esempio il sussistere di ottimismo sulle borse valori nonostante tanti avvenimenti geopolitici avversi e dubbi sulle prospettive economiche. Per quanto concerne la Svizzera accade anche che le banche posseggono grossi averi a vista presso la BNS e che questa è costretta a rimunerarli con interessi, perdendo uno dei vantaggi relativi al passivo del bilancio di cui ho detto sopra. È costretta a farlo perché altrimenti tali importi si riverserebbero in gran parte sul mercato monetario e farebbero crollare i tassi di interesse, contraddicendo la politica monetaria restrittiva.
Siccome i rischi di corso sui titoli e sugli averi in valuta estera si sono tradotti purtroppo in male effettivo e siccome anche la rimunerazione degli averi a vista ha gravato sensibilmente i conti, la BNS ha perso 132.479 milioni nel 2022 e 3.184 milioni nel 2023. La perdita di «solo» circa tre miliardi dell’anno scorso può sembrare una quisquilia rispetto all’esito disastroso dell’anno precedente, ma per una mente ragionevole costituisce pur sempre una somma molto elevata, soprattutto se si tiene presente che una banca centrale dovrebbe come regola conseguire profitti assai consistenti. Per il primo trimestre dell’anno in corso è possibile che la BNS, grazie ad alcune circostanze favorevoli, abbia raggiunto risultati migliori.
Da ultimo desidero esporre qualche considerazione su un fatto particolare. La BNS per parecchi anni ha favorito gli esportatori cercando di indebolire il franco ma d’altra parte, accumulando divise estere e subendo perdite, ha causato un danno ai cittadini; inoltre, poiché ha tentato di influire sui cambi anche abbassando i tassi di interesse, ha ridotto in modo considerevole i redditi dei risparmiatori, scesi a zero (e in termini reali, ossia tenendo conto dell’inflazione, sottozero). Tali spostamenti di ricchezza, che sono enormi, a vantaggio di certe fasce di soggetti economici e a svantaggio di altre rappresentano una ingiustizia. Ammesso e non concesso che siano necessari, in una democrazia che si rispetti non dovrebbero rientrare nelle competenze della banca centrale ma essere decisi a livello politico e la loro approvazione sottoposta a procedure adeguate.