Ventisei Cantoni

Intrallazzi ginevrini

Dalla vicenda di Pierre Maudet alle e-mail di Fabienne Fischer
Moreno Bernasconi
05.09.2023 06:00

 Qualcuno ricorderà, nel 2021, durante la campagna dell’elezione suppletiva per il Consiglio di Stato ginevrino, i commenti indignati di Fabienne Fischer contro Pierre Maudet, reo di aver accettato favori da un pascià quando era consigliere di Stato. La candidata dei Verdi si era atteggiata a garante dell’etica contro il corrotto Maudet: «Per affrontare le sfide che l’aspettano - andava ripetendo durante i dibattiti elettorali - Ginevra ha bisogno di politici di cui la gente possa fidarsi e non di persone di cui non ci si può fidare». A distanza di due anni, l’analisi di decine di e-mail cui «Le Temps» e «Matin bleu» hanno avuto accesso in virtù della Legge sulla trasparenza dimostra che durante il suo brevissimo mandato la consigliera di Stato (non è stata rieletta quattro mesi fa) ha:

1) Versato 300.000 franchi di fondi statali a associazioni nelle quali il suo compagno giocava un ruolo rilevante (o che aveva addirittura fondato) e questo a dispetto di diversi preavvisi negativi in seno al proprio Dipartimento.

2) Fatto lavorare funzionari del suo Dipartimento per la propria campagna elettorale (che corrisponde all’uso di fondi pubblici a fini privati).

Qualora gli inquirenti, come pare assai probabile, confermassero questi abusi, sarebbe una bella gatta da pelare per i Verdi. Anzi, scoppiata in piena campagna elettorale per le Federali, la bomba sta già mettendo in grande difficoltà il partito che ha occupato due seggi nel Consiglio di Stato ginevrino dal 2021 al 2023, con danno di immagine anche sul piano nazionale. L’inchiesta giornalistica, durata tre mesi, non solleva accuse generiche. Scende nel dettaglio, portando documenti che dimostrano che l’ex consigliera di Stato ha agito deliberatamente al di fuori (o sentendosi al di sopra?) delle norme sul conflitto di interessi. A detta dell’esperto in diritto amministrativo Romain Jordan - che si è pronunciato nell’ambito della denuncia penale inoltrata dal deputato Daniel Sormanni, del Mouvement citoyen genevois - il comportamento di Fabienne Fischer potrebbe configurare i reati di gestione sleale di interessi pubblici nonché di abuso di autorità. I fatti sono i seguenti. Nella primavera 2021 Fabienne Fischer subentra in Consiglio di Stato a Pierre Maudet, accusato e poi condannato per accettazione di favori. Al fine di fugare eventuali sospetti di conflitti di interessi, il compagno di vita di Fabienne Fischer, Jean Rossiaud, dimissiona dal Gran Consiglio dove rappresenta i Verdi. E un anno dopo lascia anche il comitato direttivo dell’Associazione Monnaie Léman, «Moneta alternativa», che aveva fondato e presieduto dal 2015. Resta tuttavia membro della rete di economia solidale APRÈS, che ha la medesima bucalettere e il medesimo coordinatore nella persona di Antonin Calderon. All’indomani delle sue dimissioni da Monnaie Léman, quest’ultima comincia ad incassare mandati per progetti ai quali prima dell’arrivo in Governo di Fabienne Fischer il Dipartimento economia aveva negato un sostegno. Con qualche cambiamento formale (ad inoltrare la domanda è l’Associazione APRÈS, anche se Monnaie Léman figura come intestatario) e con un cambiamento di nome del richiedente (Calderon). Se non è zuppa è pan bagnato. Sulla richiesta, Fabienne Fischer riceve diversi preavvisi negativi dai suoi funzionari, che fanno notare come si tratti manifestamente di un doppione di altri progetti esistenti: all’interno dell’amministrazione si teme anche il conflitto di interessi. A maggior ragione, visto che il compagno della direttrice, Jean Rossiaud - come dimostra l’inchiesta - continua ad essere la figura leader dell’Associazione, nell’organizzazione del lavoro, la ricerca di fondi pubblici e prese di posizione pubbliche. La signora Fischer accantona i preavvisi negativi e firma di proprio pugno più mandati che hanno de facto come referente il proprio compagno (senza averli messi a concorso). Ringalluzzito dalla strada spianata ai progetti delle associazioni che di fatto ancora dirigeva, il compagno della signora Fischer si sarebbe inoltre ripetutamente intromesso, in particolare durante la campagna per le elezioni cantonali, negli affari del Dipartimento dando addirittura istruzioni a funzionari del Dipartimento. Spetta agli inquirenti stabilire la gravità dei fatti. Ma a prima vista vien da dire: «Altro che caso Maudet!».