Il commento

Italia, la geografia influenza la politica

Il reddito di cittadinanza dell'ex premier Conte fa sbancare i 5 Stelle nel meridione
Gerardo Morina
Gerardo Morina
04.10.2022 06:00

Come in precedenti occasioni, anche nella recente votazione del 25 settembre la mappa elettorale dell’Italia ha subito notevoli cambiamenti, rivelando due macro-fenomeni e un altro quantitativamente minore ma della stessa importanza. Stiamo parlando innanzitutto di ciò che è accaduto al Nord. Se infatti precedentemente la dinamica del voto settentrionale era apparsa cristallizzata con da una parte l’asse Berlusconi-Lega, quasi sempre vincente, e dall’altra la sinistra, spesso in minoranza nelle regioni e più forte nelle città, il dopo 25 settembre ha rivelato a grandi linee l’imporsi di un centrodestra dal volto nuovo. Mentre è esplosa la crisi del PD, Berlusconi resiste ma si vede ampiamente ridimensionato, la Lega cade, si fa male e si lecca le ferite. Una situazione che distanzia con un ampio margine Giorgia Meloni e il suo «Fratelli d’Italia», cui spetta la palma di vera vincitrice unica. Il secondo fenomeno da segnalare è parallelamente la tendenza all’estinzione del centrismo politico, che coincide con la sconfitta dei ceti medi in tutti gli ultimi anni.

Da non trascurare è però anche il terzo fenomeno, ovvero che, nonostante la vittoria a livello nazionale della coalizione di centrodestra, il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è risultato la prima forza politica del Sud. In altre parole, mentre Conte ha raccolto percentuali modeste o deludenti nel resto d’Italia, l’ex premier sbanca nelle regioni meridionali. È qui soprattutto che la geografia diventa politica se si considera che proprio al Sud il reddito di cittadinanza (di cui Conte si è fatto paladino e che è ampiamente avversato dal centrodestra che ne minaccia l’annullamento o perlomeno una radicale trasformazione) è maggiormente diffuso essendo meno diffuso ogni altro tipo di reddito. Una situazione bene evidenziata dagli ultimi dati INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale) che mostrano una parte di società in sofferenza in tutto il Paese, ma con queste significative differenze: la distribuzione per aree geografiche relativa al reddito di cittadinanza vede 443.000 persone beneficiarie al Nord, 340.000 al Centro e oltre 1,7 milioni nell’area Sud e Isole, con, in particolare, il 20,8 % delle richieste che arriva dalla Campania e il 17,8% dalla Sicilia. Ora va detto che se da un lato il reddito di cittadinanza ha migliorato la vita di numerosi indigenti, dall’altro si è prestato diffusamente ad abusi e truffe, finendo al centro delle critiche non solo da parte del centrodestra. I percettori, come le truffe, risultano più numerosi, e di parecchio, nel Mezzogiorno, dove si contano abusi diffusi e dove il lavoro nero unito alla percezione del reddito è molto frequente.

Ne consegue che, con la crisi che avanza, le disuguaglianze e la disoccupazione aumentano in particolare nel Sud Italia, dove il reddito rappresenta una «misura sociale indispensabile», spiegano i 5 Stelle. Le cifre però parlano da sole: fino ad oggi sono stati spesi oltre 20 miliardi di euro assegnati a circa 3,5 milioni di persone. Con risultati, tuttavia, deludenti in quanto il 56% delle famiglie in povertà assoluta non ha ricevuto il sostegno e solo in 400.000 hanno trovato un’occupazione. Sono dati che fanno riflettere. Secondo l’economista docente alla LUISS di Roma, «senza una revisione complessiva il rischio è quello di alimentare la creazione di un esercito, sempre in crescita, di percettori perennemente poveri e mai occupabili. Cittadini che diventano dipendenti dalle promesse del politico di turno». Un’ulteriore dimostrazione del principio, insomma, che distribuire risorse è sempre stato un modo facile per ottenere consenso.