L'editoriale

La corsa in solitaria dei giornali

Entrate pubblicitarie in calo, erosione degli abbonamenti, concorrenza dei giganti del web: la Confederazione, appurate queste criticità, intendeva supportare i media
Paride Pelli
04.10.2022 06:00

Entrate pubblicitarie in calo, erosione degli abbonamenti, concorrenza, il più delle volte subdola, dei giganti del web: la Confederazione, appurate queste criticità, intendeva supportare i media per garantire qualità e pluralità di giornali, radio e testate online del nostro Paese, attraverso un sostegno supplementare di 150 milioni di franchi all’anno. Ma al referendum del 13 febbraio scorso, come noto, la popolazione elvetica, Ticino compreso, ha bocciato la proposta. Da quel giorno, la situazione dei media è perfino peggiorata, sulla scia di quanto sta avvenendo in tutta la società dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina: l’aggravio dei costi ha avuto un impatto soprattutto sulla stampa scritta, orfana degli aiuti straordinari erogati durante la pandemia e confrontata ora con crescenti rincari  lungo tutta la catena di approvvigionamento, dall’energia alla carta passando per la distribuzione. Lo scenario è critico: essere leader di mercato – come lo rimane il Corriere del Ticino alla luce dell’ultima rilevazione statistica del numero di lettori REMP – non è più garanzia di prosperità. Pur nelle avversità vanno tuttavia trovate soluzioni che possano rendere l’esercizio editoriale sostenibile, garantendo nel contempo quella qualità nell’informazione che resta centrale per un quotidiano che conta 131 anni di storia e che intende garantirsene tanti altri, anche attraverso una svolta digitale. Spiace tuttavia che questa sia un’impresa da compiere in solitaria, al netto dei nostri cari lettori: già, perché la politica si è nel frattempo defilata, e nulla si muoverà più in questa legislatura che anche a livello federale si avvia alla conclusione. Se ne riparlerà, se del caso, nei prossimi due-tre anni, un lasso di tempo che per chi si occupa di informazione è lunghissimo, e che metterà a rischio la sopravvivenza di altre testate. Lo scenario da scongiurare è quello di un settore mediatico concentrato in poche mani e di un giornalismo declinato in modo dozzinale per ogni regione linguistica della Svizzera. Il tutto a scapito della pluralità di informazione, tra i capisaldi della nostra democrazia.