L'opinione

La generazione della solitudine

Sandro Crameri, candidato al Consiglio nazionale per GLRT
Red. Online
16.10.2023 17:51

Il bisogno di connettere con i propri coetanei è universale, rende possibile il confronto, ci illustra il contesto in cui viviamo e ci fa conoscere meglio noi stessi, eppure ora più che mai la sensazione di solitudine è endemica, soprattutto fra le persone più giovani. Creare legami stabili e duraturi sembra essere diventata una rarità dove un tempo era la norma, a stento si riesce a trovare il tempo e le energie necessarie e le conseguenze di ciò stanno avendo un impatto manifesto sulla salute mentale. L’amicizia non è solo un modo piacevole di passare il tempo ma una vera esigenza fisiologica, la mancanza di rapporti sociali porta con sé rischi concreti e potenzialmente gravi per il benessere, essendo precorritrice di ansia, insonnia, depressione e aumento della pressione sanguigna. La sensazione di solitudine non è solo propria dell’isolamento sociale degli hikikomori che hanno rinunciato alle insidie della vita nella collettività in favore della sicurezza della propria camera da letto, ma appartiene anche a chi inseguendo un gran numero di relazioni superficiali perde sé stesso. Non è solo il numero di relazioni a essere diminuito negli anni, ma anche la loro profondità e durevolezza, finendo per sentirci soli anche quando circondati dalla gente. Le aspettative imposte dai social media inoltre, che mostrano solo vite idilliache di sorrisi in compagnia e drink sulla spiaggia, costringono chi ci è cresciuto a focalizzarsi sulle esperienze che non ha potuto vivere piuttosto che su quelle che sta vivendo nel presente. Il timore di non stare mai vivendo abbastanza e di rimanere esclusi è quindi onnipresente. In una società sempre più dinamica, le persone che si affacciano sul mondo del lavoro sanno che è necessaria flessibilità e apertura a reinventarsi continuamente, l’idea di poter mettere radici in un posto e coltivare relazioni perpetue è diventata astratta. Ciò rende di difficile realizzazione costruire un senso di appartenenza ad una comunità, già reso pressoché desueto da un mondo sempre più globalizzato. La situazione futura appare per giunta affine a quella attuale dato che anche i bambini di adesso presentano complicazioni nella socializzazione, essendo rimasti isolati a lungo durante i loro anni formativi per via della pandemia e subendo a loro volta gli effetti della società odierna, se non altro di rimando. Occorre pertanto realizzare che la solitudine non è una colpa, ma un male che affliggerà sempre più persone e merita attenzione e la ricerca di soluzioni. La vita è fatta per essere condivisa con le persone che ci sono vicine e non per spegnersi in un monologo interiore. Prima di criticare questa generazione perché debole sarebbe meglio riflettere sul fatto che, benché i membri di ogni generazione abbiano avuto le loro paure e preoccupazioni, oggi più che mai queste vengono affrontate da sé.

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