L'editoriale

La grande Chiasso deve essere per i cittadini

Positiva la riapertura di una discussione su un processo aggregativo nell’estremo sud del Ticino – L'importante è che la popolazione, cui spetterà l’ultima parola, sia coinvolta: il senso d’appartenenza al progetto deve essere presente sin dall’inizio
Bruno Costantini
25.05.2022 06:00

La prossima settimana i Municipi di Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore, Novazzano e Vacallo, insieme alla Sezione degli enti locali del Dipartimento delle istituzioni, si troveranno per un’analisi preliminare per definire con quali premesse dare avvio formale a un processo aggregativo nel Basso Mendrisiotto. Passati quindici anni dalla bocciatura popolare della fusione a tre fra Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo, e mentre a nord del distretto si è allargato e rafforzato il Comune di Mendrisio, la discussione riapertasi nell’estremo sud del Ticino in concomitanza con le ultime elezioni comunali è positiva, non perché grande taglia significhi necessariamente capacità di risolvere ogni grande problema (nella grande Lugano del PSE, ad esempio, esattamente un anno fa abbiamo visto che un tipica situazione di una realtà urbana, l’autogestione, è stata risolta, anziché con autorevolezza, con un autoritarismo grottesco che ha creato dei martiri altrettanto grotteschi dei quali non si sentiva il bisogno), ma perché si pone perlomeno la questione sull’adeguatezza e sulla razionalità dell’attuale assetto amministrativo del territorio per affrontare temi che richiedono capacità progettuali e realizzative oltre che un maggiore peso politico nel contesto cantonale (e federale). La domanda fondamentale è una sola: in che misura un eventuale nuovo Comune unico del Basso Mendrisiotto di circa 23.000 abitanti, con le sue caratteristiche di frontiera, ovviamente non una metropoli ma comunque la terza Città ticinese, contribuirebbe a migliorare la qualità della vita e il benessere della popolazione? Traffico stradale, inquinamento, trasporti pubblici, posti di lavoro, futuro della grande area dello scalo ferroviario, spazi verdi, servizi e infrastrutture per i giovani e per una popolazione che invecchia, per citare alcuni esempi, potranno essere gestiti meglio? Qual è il potenziale ottenibile grazie all’aggregazione? E con quali risorse e quindi quale prelievo fiscale? Sappiamo che il moltiplicatore d’imposta resta uno dei nodi di simili operazioni e che il giusto equilibrio non è semplice da trovare: previsioni molto allettanti per avere il favore della popolazione, come già successo altrove, rischiano di scontrarsi con la realtà di conti pubblici sballati, ma nemmeno l’opposto, per magari dare soddisfazione a velleitarismi megalomani, sarebbe una buona premessa.

Le risposte dovranno venire dagli approfondimenti che partiranno qualora l’idea di un’aggregazione del Basso Mendrisiotto fosse definitivamente confermata. L’importante è che la popolazione, cui spetterà l’ultima parola, sia coinvolta affinché il senso d’appartenenza al progetto del futuro nuovo Comune sia presente sin dall’inizio. L’esperienza delle grandi aggregazioni urbane ticinesi (Lugano, Mendrisio e Bellinzona) ha insegnato che l’integrazione nella nuova Città degli ex Comuni, oggi quartieri, non è sempre facile, non solo per sensibilità identitarie forse superate dalle giovani generazioni, ma anche per i limiti degli strumenti partecipativi. Nei rapporti a livello locale tra amministratori e amministrati l’attenzione alle piccole cose della quotidianità a volte conta di più delle teorie sui massimi sistemi. L’aggregazione del Basso Mendrisiotto può allora far tesoro delle esperienze altrui e diventare un’idea vincente anche per il resto del cantone nella prospettiva della cosiddetta Città Ticino il cui motore restano i centri urbani e la loro capacità di dialogare e agire insieme. Se il progetto decollasse, al di là dei calcoli elettoralistici che sicuramente fanno i partiti per capire se perdono o guadagnano dalla fusione comunale (e di cui ci interessa poco), occorrerà trovare anche personalità trainanti come lo sono state Giorgio Giudici per Lugano, Carlo Croci per Mendrisio e Mario Branda per Bellinzona. Alla fine, sono le persone a contare, soprattutto laddove si gestisce la prossimità ai cittadini.