La posta di Carlo Silini

Chiesa santa o peccatrice? Evitiamo gli estremi

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Carlo Silini
21.09.2022 06:00

Con tutto il rispetto, occorre fare una precisazione alla risposta di Carlo Silini dello scorso 22 agosto: «Santità» è il modo più solenne per dire «bontà». Si dice e afferma che la Chiesa è santa perché essa è di origine divina e non certo per la santità di alcuni suoi membri. In altre parole, la Chiesa è una realtà soprannaturale affidata da Dio a Pietro (al Papa). Noi uomini, segnati dal peccato originale (non penso che il Sig. Silini creda a questa verità di fede in modo ortodosso avendolo ascoltato e letto pubblicamente), possiamo cercare di santificarci attraverso di essa. In altri termini, la Chiesa è allo stesso tempo santa (creata per opera dello Spirito Santo, inviato sugli apostoli da Nostro Signore Gesù Cristo, nel giorno di Pentecoste nel maggio o giugno dell’anno 30 d.C. circa; v. Atti degli Apostoli) e santificante (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, voci 823-829). Indicare la vera chiesa in base ai buoni o ai cattivi è fuorviante perché tutti noi siamo una volta gli uni e una volta gli altri e chi oggi dà dell’acqua all’assetato, domani magari non lo farà più per mille motivi o cadrà altrimenti. Chi crede, avverte che Il Signore lo sa benissimo ed è per questo che non ci lascia mai soli proprio attraverso la sua Chiesa. Anche il Papa si confessa, insomma, e la battaglia per essere buoni, umili, santi, si combatte letteralmente fino all’ultimo respiro che è poi l’attimo che conta. Che poi esistano non credenti o persone di altro credo che si comportino bene e generosamente, non vuol dire (sempre a causa del peccato originale) che essi siano santi o automaticamente santi e per essi Gesù ha già parlato come riproposto dal Vangelo di Luca. «Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche». Anche il racconto della donna pagana che si compara ad un cagnolino che raccoglie le briciole cadute dal tavolo, la dice lunga e spiega benissimo cosa sia la fede e come Dio veda tutto chiaramente, se ancora occorre dirlo.

Alessandro Brunelli, Mendrisio

Caro Alessandro Brunelli, evitiamo gli estremi: mettere l’accento solo sugli sbagli della Chiesa è sbagliato quanto farlo solo sui suoi meriti. La Chiesa è santa e santificante sì, ma nelle sue spiegazioni manca un aggettivo che invece tutti i padri della Chiesa riconoscono da sempre: «peccatrice». Molti credenti faticano a dirlo e ad ammetterlo, è come se qualcuno insultasse la loro madre. Ma negarlo o ometterlo significa non avere capito la sua autentica natura e, in ultima analisi, non volere il suo bene, la sua salvezza. La Chiesa può certo aiutare gli uomini a salvarsi, ma anche lei è chiamata a farlo. È una comunità in cammino verso il bene, non è già arrivata alla meta. Altrimenti non si spiegherebbero i continui «mea culpa» pronunciati dagli ultimi pontefici per le sue colpe. Sant’Ambrogio la definiva «casta meretrix», casta prostituta, e non penso che fosse meno ortodosso di me.