La posta di Carlo Silini

In tempo di guerra la verità gioca a nascondino

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Carlo Silini
04.04.2022 07:32

«Nel marzo del 2003 gli Stati uniti e alcuni Stati occidentali invadono l’Iraq. Il presidente George Bush figlio giustifica l’attacco come guerra preventiva, dinanzi al pericolo del regime di Saddam Hussein. Secondo gli Stati uniti, il dittatore iracheno nasconde armi di distruzione di massa che minacciano l’intera umanità. Si capisce poi che in Iraq non ci sono tali armi e che la guerra degli Stati Uniti serve a un disegno di egemonia regionale. Nasce in quella circostanza il concetto di “guerra preventiva” che resta sino a oggi una fattispecie controversa del diritto internazionale. La guerra di Vladimir Putin in Ucraina è lo specchio di quella di George Bush figlio in Iraq. Oggi, Vladimir Putin motiva l’attacco come autodifesa preventiva rispetto a un inesistente “pericolo nazista” costituito dal governo del presidente Zelensky e dall’Ucraina come Stato indipendente. In realtà, conduce anch’egli una guerra di egemonia neo-imperiale, come il presidente USA di allora (...)». Egregio sig. Silini, questo estratto è stato preso dal sito del ricercatore Luca Lovisolo, del quale viene pubblicato un articolo di recente sul sito del CdT. Resto sconcertato cercando di capire le ragioni per cui 19 anni fa non sono state prese sanzioni contro le nazioni che hanno invaso l’Iraq causando più di 500.000 morti e fra i 3,5 e i 5 milioni di rifugiati. Le stesse nazioni che ora si dicono scandalizzate per la guerra scatenata da Putin. Quali sono le differenze fra queste due tragedie?

Antonio Pagani, Chiasso

La risposta

Caro Antonio Pagani, è presto per capire le differenze tra queste due tragedie, perché – tragedia nella tragedia – tutto quello che crediamo di sapere sull’Ucraina spesso non è verificabile. A parte la certezza che l’aggressore sia la Russia e l’Ucraina la vittima, la verità gioca a nascondino. Abbiamo due narrazioni della realtà contrapposte, quella ucraina e quella russa. I russi, se ci ha fatto caso, non mandano immagini di nessun tipo dai fronti di guerra e dagli ucraini riceviamo quasi solo video girati da privati cittadini di cui non sappiamo chi li ha fatti, dove sono stati girati e quando. L’unico dato certo e verificabile è il numero dei profughi che arrivano in Europa e indirettamente conferma che ciò che sta succedendo è una vera e propria catastrofe. Ma bisognerà attendere che la guerra sia finita e si dissipino i fumi dei bombardamenti per provare a ricostruire i fatti, come avviene del resto in tutte le guerre. Proprio per questa ragione i media dovrebbero dar prova di grande prudenza nella descrizione del conflitto russo-ucraino. Il rischio è esattamente quello di «bersi» versioni farlocche della realtà, come la faccenda delle armi di distruzione di massa, poi rivelatasi un’emerita fesseria. Sul fatto che contro gli USA non siano scattate le sanzioni che invece sono partite in automatico contro la Russia credo che le spiegazioni risiedano nel fatto che oggi come allora noi siamo Occidente, ci sentiamo Occidente e difendiamo più o meno consciamente la visione occidentale della realtà. Inoltre, vent’anni fa, scioccati dagli attacchi dell’11 settembre, fummo ingannati dagli USA e credemmo alla storiella che giustificava il loro intervento armato.