Clima

Proteggere il pianeta, avanti tutta (ma senza fretta)

Il caso Glencore e il tempo necessario prima di «convertirsi»
Carlo Silini
27.04.2022 06:00

Caro Carlo, mi è giunta un’informazione relativa ad un caso che trovo sintomatico del modo di agire delle multinazionali... e della debolezza del nostro sistema giuridico, apparentemente votato, nella fattispecie, alla protezione dei più forti. La Coalizione per multinazionali responsabili segnala che Glencore (la «nostra» multinazionale attiva nel campo dell’estrazione e del commercio delle materie prime) ha sporto denuncia in Svizzera contro la Colombia per «violazione dell’accordo sull’obbligo di protezione degli investimenti». Il motivo? La Corte Suprema colombiana ha obbligato la multinazionale ad un maggior rispetto dell’ambiente, particolarmente proibendole di deviare il corso di un fiume per ingrandire una già enorme miniera di carbone. Quante altre azioni di questo genere e delle quali non si sente parlare sono in corso? Con il rifiuto dell’iniziativa «Per multinazionali responsabili» non solo abbiamo autorizzato queste azioni, ma abbiamo anche privato chi è direttamente toccato dalle stesse, siano essi Stati o popolazioni, dei mezzi legali per difendersi. Resto perplesso di fronte a questa situazione: dove si situa l’etica in politica o in economia? Quanto è giusto questo tipo di giustizia? E, domanda sussidiaria, quando votiamo sappiamo discernere dove stanno i principi etici fondamentali? Cosa ne pensi?

Errico Lupi Coldrerio

La risposta

Caro Errico Lupi, non entro nelle questioni teoriche che meriterebbero lunghe trattazioni; mi limito ai fatti. Recentemente il numero uno di Glencore, Gary Nagle, ha spiegato che la politica del suo gruppo sul carbone non cambierà: «L’azienda si trova in una buona posizione: non cambiamo per il gusto di cambiare». Perché farlo, visto che nel 2021 Glencore ha realizzato un utile di 4,6 miliardi di franchi? C’è tempo, prima di «convertirsi»: Glencore promette infatti di trasformarsi in una società a zero emissioni nette totali entro il 2050. In questo processo le centrali a carbone verranno chiuse e le miniere rinaturalizzate, giura Nagle. Non mi piace il suo modo di fare che cozza con la nostra coscienza etica ed ecologica. Il 29 novembre del 2020 il 50,7% della popolazione svizzera si era espresso in favore dell’Iniziativa per multinazionali responsabili. Il testo era però stato respinto dalla maggioranza dei Cantoni. L’iniziativa avrebbe obbligato le multinazionali con sede in Svizzera al rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali anche nelle proprie operazioni all’estero. Il Sì popolare era stato un segnale molto forte e il Governo ne ha tenuto conto. Anche la Svizzera, infatti, ora fa parte di quei 136 Paesi che aderiscono alla cosiddetta «minimum tax», che impone una tassazione almeno del 15% alle grandi multinazionali. Poco, ma meglio che niente. Solo che il Dipartimento federale delle finanze ha fatto sapere che, per la Confederazione, non sarà possibile introdurre le nuove regole nel 2023, come previsto. Il pianeta non regge più lo sfruttamento selvaggio operato da certa economia. Senza fretta se n’è accorta anche la Svizzera.