Pensieri dal battellino

La rana ha fatto puff

I grandi interpreti del Gran Consiglio e del Festival di Sanremo
Bruno Costantini
10.02.2024 06:00

«Quando la ranocchia si gonfia troppo fa puff!». La «rana che fa puff» potrebbe essere il titolo di un brano sanremese: testo e musica di Tiziano Galeazzi, dirige l’orchestra lo stesso maestro Galeazzi, democentrista, municipale in scadenza a Lugano per tradimento interno. Il palcoscenico non è però quello dell’Ariston, bensì quello dell’aula del Gran Consiglio dove il deputato con la sua immagine della rana gonfia paragonata ai conti pubblici ha svettato. È uno di quei tormentoni che restano in mente: ha fatto puff! In questa settimana campale per le ugole d’oro e per le finanze cantonali io e Asia, lei a poppa del battellino e io a prua a tener ferme le bottiglie di Barbera fatto col mulo da scaricare nelle varie località del golfo, abbiamo avuto una zuffa intellettuale su una questione sanitaria: è più disturbato mentalmente chi come me ha seguito tre giornate di dibattito parlamentare o chi come lei ogni sera, dalle 9 sin oltre le 2 del mattino, sta a sorbirsi il Festival della canzone italiana?

Per cercare di alleggerire le colpe morali della mia indubbia perversione politica, e aggravare quelle canore della mia amica microinfluencer del lago e content creator, ho citato Gino Paoli, che sarà una mummia invidiosa ma che qualcosa ne capisce, secondo il quale «Sanremo è uno squallido spettacolo» dove ci sono soprattutto «canzoni di merda». Mal me ne incolse perché Asia, cambiando un paio di parole delle affermazioni di Paoli, m’ha rigirato la frittata con un giudizio terrificante sul Gran Consiglio e quindi sulla mia perversione che forse dovrei decidermi a curare. Ho proprio commesso un grave errore a citare Paoli. Ma chi non sbaglia? Persino l’uomo nero, uno dei protagonisti della settimana parlamentare, relatore di maggioranza dell’accordicchio tenuto assieme «cun la spüda», presidente della Commissione della gestione che in maggio diventerà primo cittadino del Cantone, per un errore di voto, del quale «come uomo» si è scusato, stava per combinare un pasticcio colossale che sarebbe diventato una farsa dopo gli appelli alla responsabilità per «passare dal caos all’ordine». Avrebbe fatto puff! Ma non è che tutto quel nero dell’uomo nero porti male?

La mia amica, tirando fuori il suo buonismo peloso radical-chic molto sanremese, mi ha invitato a smetterla di chiamare l’uomo nero uomo nero perché sarebbe un atteggiamento al limite della discriminazione, tanto più ora che, dopo la surreale polemica sui Re Magi di Lugano, alle processioni storiche del Magnifico Borgo hanno deciso di bandire i «mori» pittati per adeguarsi alle più grottesche derive del conformismo politicamente corretto. Re Dormiglione di Mendrisio, alias Mirko «Micio» Valtulini, si è presentato l’altra sera all’apertura del carnevale pittato di nero. Asia ha scrollato la testa, ma secondo me merita un applauso per il gesto più politico che carnascialesco, anche se il «Micio» con le provocazioni deve andarci cauto. Nel 2011, in tempo di carnevale come questo, da candidato del PLR al Gran Consiglio stampò dei santini con uno slogan che riprendeva, con linguaggio dalla volgarità molto più esplicita, la promessa elettorale di Cetto La Qualunque «cchiù pilu pe’ tutti». L’allora presidente del fu partitone Walter Gianora rimase senza parole, il che non era difficile, e il «Micio» dovette ritirarsi dalla corsa al Parlamento. Fece puff! Evvai maestro Galeazzi, stasera c’è la finale.