La rivoluzione vista da Friedrich Engels come giustificazione etica

Di origine ebraica (il padre era avvocato) Friedrich Engels [1820 – 1895] filosofo, sociologo, economista, giornalista ed imprenditore tedesco, primogenito di nove fratelli, apparteneva a una ricca famiglia borghese di imprenditori tessili di Barmen nella Wuppertal della Renania settentrionale, cuore della Germania industriale.
Ma chi era veramente Friedrich Engels? Un intellettuale, un politico, un poeta.? Tentiamo qui di tracciare, perlomeno parzialmente, un ritratto del personaggio con le alterne vicende legate all’azienda di famiglia che suo nonno Johann aveva fondato nella seconda metà del Seicento divenuta ben presto la maggiore azienda della Wuppertal. Ma anche alle vicende della sua vita di ribelle contro ogni forma di conformismo, permeato da una religiosità bigotta di stampo calvinista, in cui il tutto ruotava attorno alla convinzione che solo il successo economico, unito alla fede e al comportamento di un conformistico moralismo garantiva la salvezza nell'aldilà.
Paladino della giustificazione etica si batté coraggiosamente per la dignità e la libertà della persona umana. Già nella sua infanzia vissuta nella cittadina tedesca di Barmen, nasceva il primo capitalismo in seno all’etica puritana, descritta da Max Weber in «L’etica protestante e lo spirito del capitalismo» aveva creato un clima sociale, aderente a quello dell’Europa della Restaurazione, contro cui il giovane Engels si era ben presto liberato. È stato proprio allora che egli ha deciso di dimenticare il passato e di guadare al futuro dedicandosi alla lettura dei miti avventurosi dell’antica poesia nazionale tedesca che in lui alimentavano le fantasie di libertà e di evasione da un contesto socio-culturale e bigotto in cui vi erano fermento di sfruttamento del lavoro femminile e degli operai nelle fabbriche della città. Alla sera questi operai affogavano le loro frustrazioni quotidiane nel l’alcol A tutto questo si aggiungeva una miseria spaventosa; la sifilide e la tubercolosi vi fanno stragi incredibili, soprattutto sui minori.
A Brema, uno dei maggiori porti tedeschi per l’esportazione di prodotti tessili, la borghesia era chiusa in una religiosità pietistica e nel soffocante conformismo della mediocrità biedermeier, come osserva lo storico Franco Monteforte, in cui «la società, anche per effetto degli intensi scambi commerciali, era nel complesso più aperta e ricca di stimoli». Se borghesi si nasce, rivoluzionari si diventa! Engels che alloggia nella casa del pastore Georg Gottfried, ne risentiva dell’atmosfera di questo ambiente che «frenava» il suo spirito libero; scelse di passare nelle file dei «Giovani hegeliani», dove nel 1884 maturerà il suo incontro con Carlo Marx.
ll Manifesto del «Partito Comunista» fu scritto da Karl Marx e Freidrich Engels fra il 1847 e pubblicato a Londra il 21 febbraio 1848. La prima e parziale traduzione in italiano nel 1889. Una successiva ancora parziale nel 1891 mentre nel 1892 fu pubblicata (completa) a puntate nel periodico «Lotta di classe» a cura di Pompeo Bettini. Nel settembre 1838 pubblica sotto pseudonimo, il suo primo poema politico, il «Beduino».
Degna di menzione il suo viaggio sullo Spluga «sognando l’Italia», come si evince in Escursioni in Lombardia, pubblicate nel 1841 con lo pseudonimo di Friedrich Oswald. Coltivando idee romantiche di libertà, la poesia e la musica erano la sua passione; suonava e componeva canti corali. Ebbe un’ammirazione per Beethoven, cogliendo, nella sua musica l’emblema stesso della libertà, che ben presto diventa uno stimolo di riflessione, un bisogno d’azione e di partecipazione alla battaglia per la sua conquista.
Per lui la rivoluzione è vista, remando contro corrente, come una giustificazione etica, per ritrovare il senso della propria appartenenza alla sua storia nazionale e a quella dell’umanità; il senso vero della propria esistenza.